Home Politica scolastica Renzi: “La supplentite finirà quando le riforme andranno a regime”

Renzi: “La supplentite finirà quando le riforme andranno a regime”

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Sembra sprizzare soddisfazione da tutti i pori il premier Matteo Renzi in conferenza stampa insieme con le ministre Madia e Giannini, a conclusione del Consiglio dei ministri che ha varato le nuove classi di concorso. E siccome a lui interessa la sostanza delle cose, ha fatto il punto sul concorso e le nuove assunzioni.

Un concorso per quasi 64mila insegnanti, ha annunciato, presentando le misure sulla scuola approvate ieri sera.

“Andremo a bandire un concorso per 63.712 insegnanti, è un grande investimento sulla scuola”. “Speriamo che a settembre possano andare in cattedra”. “Un grande caloroso pensiero – ha aggiunto – a quelli che hanno detto che noi non intervenivamo sulla scuola”. 

Intanto, ha evidenziato, “sono entrate in servizio in modo definitivo persone che da 20 anni facevano i precari”. Renzi ha ricordato che coloro che erano nelle graduatorie avevano un diritto e che per anni si è rimandato il problema. 

“La supplentite – ha detto ancora il premier – finirà quando le riforme andranno a regime”.

 “Ci vorranno – ha aggiunto – due o tre anni”. Quanto all’organico del potenziamento “dipende – ha osservato – da come la singola scuola si organizza. Va fatto un grande investimento sui presidi perché utilizzino l’autonomia in pieno”.

“Come la Buona scuola verrà attuata lo vedremo. Per prima volta però c’è un investimento sulla scuola. Un investimento a cui si aggiungono fatti” concreti come i fondi Bei o gli interventi sui controsoffitti.

 

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La riforma delle classi di concorso – ha a sua volta sottolineato la ministra Giannini – è un provvedimento “circoscritto ma importante” perché consente di accedere alla selezione di insegnanti che partirà a breve.

“I criteri – ha spiegato – sono semplici: semplificare, adeguare, innovare. Semplificare perché nel tempo si sono stratificate classi distinte che non avevano più senso. Siamo dunque passati ora da 168 a 116. Adeguare perché l’università dal ’99, anno di nascita delle attuali classi, è cambiata. E innovare perché anche la scuola è cambiata con la riforma delle Superiori del 2010 che ha introdotto nuovi indirizzi come il liceo musicale-coreutico”.

Chi si aspettava maggiori dettagli e un discorso più organico e scientifico sulla scuola da parte della ministra è rimasto deluso, come i giornalisti che le hanno posto delle domande specifiche ma su cui ha sorvolato con sociologismi d’annata.

Chissà cosa avrebbe detto Davide Faraone?