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Riconoscimento del servizio presso le scuole paritarie. La Corte Europea apre uno spiraglio

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Negli ultimi anni, molti docenti si erano rivolti alla Magistratura chiedendo che il servizio prestato presso le scuole paritarie (che viene pacificamente riconosciuto ai fini del punteggio nelle graduatorie) venisse riconosciuto anche dopo l’immissione in ruolo, sia ai fini della mobilità sia ai fini della ricostruzione carriera.

La posizione della Cassazione

Sulla questione, la giurisprudenza è apparsa divisa, fin quando la Corte di Cassazione (sentenze n.32386/2019, n. 33134/2019, n. 33137/2019) si è pronunciata negativamente.

Secondo la Corte – pur avendo  il legislatore delineato un servizio pubblico d’istruzione nel quale l’insegnamento svolto nelle scuole paritarie private merita lo stesso riconoscimento di quello impartito nelle scuole pubbliche – ciò non comporta “l’equiparazione del rapporto di lavoro che intercorre con la scuola paritaria, con quello instaurato in regime di pubblico impiego privatizzato”.

La Cassazione ha infatti osservato che nelle scuole paritarie le assunzioni non vengono effettuate sulla base dei  “principi concorsuali di cui all’art. 97 Cost”.

Il ricorso alla Corte Europea

La pronuncia negativa della Cassazione ha così gelato le speranze di tanti docenti.

Tuttavia, c’è stato qualcuno che non si è dato per vinto, tentando il ricorso alla Corte di Giustizia Europea.

L’intervento dell’Avvocato Generale

E’ all’interno di questo giudizio che l’Avvocato Generale della Corte di Giustizia Europea, nella sua relazione sulla causa, ha sostenuto che il servizio prestato nelle scuole paritarie deve essere riconosciuto come equipollente a quello prestato presso le scuole statali.

Il valore dell’intervento dell’Avvocato Generale

Va chiarito che la relazione dell’Avvocato Generale non ha certo il valore di una sentenza.

Occorre però considerare che, per il peso del suo intervento, il suo parere può certamente influenzare la decisione finale che sarà presto presa dalla Corte e potrebbe riaprire la questione. Intanto, qualche sindacato sta già preparando le diffide da inviare al Ministero per interrompere la prescrizione.