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Riforma organi collegiali, i genitori non ci stanno: no alle aziende nelle scuole

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Le associazioni dei genitori non perdono occasione per dire no alla riforma degli organi collegiali. Stavolta le rimostranze sono espresse dall’Age Toscana, che prendendo spunto dalla polemica tra il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’assessore all’Istruzione Rosa Maria Di Giorgi (con il primo cittadino a difendere la diffusione di frutta nelle mense scolastiche e le linee guida per una sana alimentazione a scuola, il secondo a difendere i vantaggi nel far entrare negli istituti i prodotti di una nota azienda di merendine), ha avviato una petizione contro il prevalere delle aziende a scuola (che al termine della raccolta firme sarà inoltrata alle competenti Commissioni di Camera e Senato).
A ben guardare – scrive l’associazione presieduta da Rita Manzani Di Goronegli ultimi anni a scuola c’è entrato di tutto e di più: dall’Assotabacco che spiega che fumare fa male, a multinazionali del fast food e catene di supermercati che insegnano l’educazione alimentare, dentifrici che inneggiano alla prevenzione dentale e shampoo che promuovono la profilassi dei pidocchi”. Per l’Age Toscana, quindi, è ora “di porsi come adulti qualche domanda e di chiedersi dove finisce la finalità educativa e dove inizia l’intento meramente pubblicitario. Può la scuola allevare batterie di giovani consumatori? Chi decide? Con quali criteri?”.
La questione non è di poco conto. Se non altro perché nella proposta di legge 953, “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali”, i genitori sembrano passare in secondo piano, del personale non docente non c’è più traccia e si prevede l’introduzione di due membri esterni alle scuole suun totale di 9-13 membri costituenti il nuovo consiglio d’istituto.
La stessa proposta di legge – incalza l’Age – dice senza tanti mezzi termini che si possono fare donazioni alle scuole fino a 5.000,00 euro, anzi di più se l’azienda è obbligata per legge a pubblicare il bilancio. Cosa ci aspetta dunque? Uno Stato che progressivamente si defila all’orizzonte mentre aziende rampanti dettano legge sulle scelte didattiche (es: insegnate il tedesco, perché noi commerciamo con la Germania) oppure, più prosaicamente, scuole sempre più povere che cercano di accalappiare ‘esterni’ per mettere insieme qualche lira?”.
Non manca l’autocritica (“è vero, il progetto di rinnovare la scuola con il contributo attivo dei genitori prefigurato dai Decreti delegati del 1974 è in gran parte fallito”), però è anche vero che in quasi quattro decenni lo Stato sugli organi collegiali ha investito davvero poco. Mentre chi ha dato molto alla scuola sono stati proprio i genitori: i quali “finanziano le scuole con decine di migliaia di euro e avrebbero diritto di essere loro, finalmente, a poter dire la propria”.
Le questioni poste dall’Age sembrano realistiche e condivisibili. Le commissioni che si stanno occupando dell’approvazione del disegno di legge sulla revisione degli organi collegiali, oltre che il Miur, farebbero bene a tenerne conto.