Home Attualità Rischio scuole chiuse a gennaio, l’aumento del Covid preoccupa molto

Rischio scuole chiuse a gennaio, l’aumento del Covid preoccupa molto

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I dati dell’aumento del Covid-19 degli ultimi giorni, insieme al timore della diffusione della variante omicron che corre al ritmo di un raddoppio dei casi ogni 48 ore, sono i principali motivi che stanno preoccupando il Governo Draghi tanto da pensare a non riaprire le scuole subito dopo la Befana.

Situazione contagi in Italia

Dopo le prime sospensioni di stipendio operate ai danni di docenti e personale Ata non vaccinati, che non hanno inteso mettersi in regola con la documentazione del vaccino, adesso il Governo Draghi dovrà fare i conti con la realtà dell’aumento di contagi che risulta essere piuttosto grave, forse ancora più grave del dato che ha fatto passare in zona gialla alcune regioni italiane.

Il problema dell’avanzata consistente dell’aumento dei contagi, probabilmente causata dall’insidiosa variante “omicron” ha costretto il premier Mario Draghi a istituire, per il prossimo 23 dicembre, una cabina di regia da lui presieduta e a convocare, subito dopo, un Consiglio dei ministri per valutare l’introduzione di nuove misure restrittive. Tutto questo per evitare l’aumento esponenziale dei contagi che, se continuassero in questo modo, supererebbero, già nella prima decade di gennaio 2022, i 60 mila casi di contagio al giorno.

Prima delle vacanze di Natale e della chiusura delle scuole, le regioni che saranno in zona gialla sono Veneto, Liguria, Marche e provincia di Trento che da lunedì 20 dicembre si andranno ad affiancare a Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Calabria. In buona sostanza contiamo almeno 11 milioni gli italiani in zona gialla, un numero destinato a triplicare tra Natale e Capodanno. Esistono infatti tre mega-regioni che potrebbero lasciare la zona bianca ed entrare in zona gialla entro fine anno, sono Emilia-Romagna, Lombardia e Lazio, che insieme hanno circa 20 milioni di abitanti. A gennaio, continuando a crescere con questa rapidità i contagi da covid-19, ci potremmo trovare anche in una situazione di totale emergenza, con Regioni che si potrebbero trovere collocate in zona arancione e forse anche rossa.

Chiusura scuole in zone rosse

Si ricorda che per chiudere le scuole e mandare in DaD gli studenti, bisognerebbe trovarsi in situazioni di assoluta gravità emergenziale e solo in zone rosse. In buona sostanza il dl 111 del 6 agosto 2021, all’art.1 comma 4, prevedeva che fino al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza, i Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e i Sindaci possono derogare, per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, alle disposizioni di cui al comma 1 (ovvero lo svolgimento delle attività didattiche in presenza) esclusivamente in zona rossa o arancione. Con la conversione in legge del dl 111/2021, ovvero con la legge 133 del 24 settembre 2021, la zona arancione è stata soppressa dal comma 4 dell’art.1.

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 51 del 14 dicembre 2021, ha approvato un decreto-legge che prevede la proroga dello stato di emergenza nazionale e delle misure per il contenimento dell’epidemia da COVID-19 fino al 31 marzo 2022.

Per cui la sospensione delle attività didattiche e la conseguenziale attività a distanza per le scuole a partire dalla ripresa dopo le vacanze natalizie, potrà avvenire solamente in zone rosse, o negli Istituti in cui si registrano situazioni particolarmente gravi di aumento dei contagi, con decreto dei sindaci o dei Presidenti di Regione.

Se dopo la Befana i rilievi dei contagi saranno realmente raddoppiati, raggiungendo quota 60 mila e quindi ci troveremo in una mappa di colori delle regioni tendenti al rosso, allora la probabilità di riprendere le lezioni in DaD si farebbe più concreta nonostante tutti gli sforzi governativi di svolgere con massima priorità la didattica in presenza.