Home Archivio storico 1998-2013 Sistemi scolastici europei Rom, nell’Ue solo il 15% ha un diploma di scuola secondaria superiore

Rom, nell’Ue solo il 15% ha un diploma di scuola secondaria superiore

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Esclusi e discriminati rispetto agli altri gruppi della popolazione, nella vita come a scuola: è questa la situazione che vivono ancora oggi i Rom, secondo l’Agenzia per i Diritti Fondamentali della Ue. “Negli undici stati membri della Ue studiati, dove vive la grande maggioranza di cittadini rom dell’Unione, la situazione dei Rom per quanto riguarda occupazione, educazione, casa e sanità è in media meno buona di quella dei cittadini non-rom”, si legge nel rapporto che ha preso in esame il caso di Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna. Con una popolazione oscillante tra i 10 ai 12 milioni di persone i Rom rappresentano la più grande minoranza presente in Europa. Ebbene, nei paesi presi in esame, l’80% dei Rom vivono in un conteso minacciato dalla povertà; meno di un terzo ha un lavoro regolare e appena il 15% ha un diploma di scuola secondaria superiore (contro il 70% dei non-Rom). Un dato, quello del conseguimento del diploma di qualifica o della maturità, che se si guarda ai Rom che stazionano in Italia diventa ancora più modesto.
Per l’abitazione, il 45% almeno de Rom ha alloggi sprovvisti di cucina, toilette, sala da bagno mentre quasi la metà del campione ha indicato di aver subito discriminazioni relative alla loro origine etnica.
“Le discriminazioni e il razzismo verso gli zingari persistono”, ha detto il direttore del Fra Morten Kjaerum, che ha anche invitato a “un’azione rapida e efficace” a favore dei Rom in particolare proprio nel campo dell’istruzione. Permettere ad un giovane di frequentare la scuola “é un elemento essenziale per liberare le loro potenzialità e dare ai giovani Rom le competenze di cui hanno bisogno per sottrarsi al circolo vizioso di discriminazione, esclusione e povertà”. La scuola insomma, anche per i Rom, può rappresentare il punto di partenza per trovare una collocazione nella società non più all’insegna dell’esclusione e della ghettizzazione.