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Rossi Doria, disponibili a parlare, ma gli studenti: ancora protesta il 24-25-26 ottobre

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“Del resto lo abbiamo già fatto tante volte le scorse settimane girando per le università e per le scuole in genere. Abbiamo incontrato rappresentanti e delegazioni e restiamo disponibili a discutere tutte le questioni poste oggi da studenti e professori. Per quanto riguarda la maggiore o minore spesa che noi chiamiamo investimento, rispetto agli ultimi dieci anni abbiamo registrato un’inversione di tendenza e si spera che nel futuro possa essere consolidata”.
Ma gli studenti rispondono annunciando altri 3 giorni proteste, il 24-25-26 ottobre
Gli studenti hanno deciso di rilanciare 3 giorni di mobilitazione, coordinati in tutte le scuole e le università italiane, previsti per il 24-25-26 ottobre.
Lo dichiara Federico Del Giudice Portavoce della Rete della Conoscenza: ”Vogliamo cambiare i luoghi della formazione dal basso e lo faremo riprendendoci aule delle scuole e delle facoltà, mettendo in discussione il metodo delle lezioni, chiedendo di parlare della crisi, dei drammi che attanagliano il Paese, e costruire una soluzione vera. Per questo il 24, 25 e 26 Ottobre bloccheremo scuole e università, praticando un nuovo modo di viverle. Crediamo che in questo modo possiamo ricostruire davvero una scuola pubblica, di qualità e per tutti.
Bloccheremo le scuole per far ripartire un grande movimento studentesco capace di bloccare il disegno di legge Aprea e di ottenere una legge quadro nazionale sul diritto allo studio”.
“Solo praticando un nuovo modello di lezione, di didattica e di valutazione – spiega Luca Spadon Portavoce di Link Coordinamento Universitario – possiamo costruire un nuovo modello di Università, che punti a fruire delle conoscenze per cambiare il Paese, per costruire giustizia e uguaglianza, per uscire dalla crisi. Il 24, 25 e 26 Ottobre bloccheremo le università per fermare le politiche dell’ex Ministro Gelmini, portate avanti dal Ministro Profumo, che istituiscono prestiti d’onore, un vero e proprio indebitamente degli studenti, annulla il diritto allo studio, distrugge la ricerca e la formazione di qualità”.