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Rottura Governo-sindacati sugli scatti di stipendio

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La rottura fra Governo e sindacati del comparto scuola è stata ufficializzata nel pomeriggio dell’11 ottobre, al termine del tentativo di conciliazione in merito alla questione delle progressioni stipendiali del personale della scuola.
“Il tentativo è fallito – comunicano i sindacati che hanno preso parte all’incontro (CislScuola, UilScuola, Snals e Fgu-Gilda) –
perchè il Governo continua a eludere una trattativa indispensabile per dare risposta alle attese dei lavoratori”.
E così i segretari generali dei 4 sindacati hanno deciso di proclamare lo sciopero della categoria.
La data verrà comunicata nei prossimi giorni, probabilmente nel pomeriggio del 15 ottobre,
A scaldare gli animi non c’è solo la questione degli aumenti stipendiali.
“C’è anche – sottolineano i sindacati –
la più ferma opposizione alle misure oggetto delle odierne indiscrezioni di stampa, qualora trovassero conferma nel testo del disegno di legge di stabilità”.
“Le decisioni del Governo sono gravissime per i contenuti”
dichiarano tutti e 4 i segretari generali che aggiungono:
“Si tratta di decisioni gravissime anche per i modi in cui vengono assunte: ignorando impegni; invadendo ambiti che appartengono alla contrattazione; intervenendo con scelte sbrigative, superficiali e unilaterali sugli orari di servizio degli insegnanti, ai quali non si possono aggiungere carichi ulteriori di lavoro quando non si è in grado di riconoscere adeguatamente quelli che già sopportano”.
Rino Di Meglio (Fgu-Gilda) aggiunge per parte sua un po’ di pepe:
“Se il governo dovesse toccare l’orario di servizio degli insegnanti, stracciando letteralmente il contratto di lavoro con un atto d’imperio, la risposta dei docenti non potrà che essere durissima”.
E poi una ulteriore battuta per chiarire i termini della questione:
“La rottura di ogni regola vigente sulle relazioni sindacali, infatti, porterebbe dritti al caos, facendo cadere anche gli accordi sulla regolamentazione del diritto allo sciopero”.
Si potrebbe insomma tornare al “blocco degli scrutini” o ad altre forme di protesta che ora non sono consentite proprio in virtù del codice di autoregolamentazione degli scioperi.