
Lo psicoanalista e saggista Massimo Recalcati, intervenuto al Salone del Libro nello stand di La Repubblica, ha parlato di scuola, dando suggerimenti a docenti e genitori.
“Il caso clinico oggi è il figlio che torna puntuale a mezzanotte”
Ecco le sue parole: “A scuola e nelle famiglie non funziona più alzare la voce o battendo i pugni sul tavolo. Non si esce da questa situazione di crisi, rimpiangendo nostalgicamente il passato, come il nostro ministro dell’Istruzione che evocava l’umiliazione come strumento educativo”.
“Il ritornello ‘bisogna rispettare le regole’, che si sente ripetere nei talk show, è un’impostura pedagogica del nostro tempo. Oggi il caso clinico è il figlio che torna puntuale a mezzanotte, non quello che infrange le regole”, ha concluso.
“Urlare in classe non serve”
Urlare in classe non serve: questo quanto afferma il dott. Marco Catania, psicologo specializzato in Neuropsicologia dell’età evolutiva e Psicologia scolastica, che ha suggerito una tecnica che potrebbe essere utile per docenti e non solo.
Il consiglio potrebbe risultare semplice, ma l’effetto è sorprendente: niente rimproveri, nessun richiamo. Basta appoggiarsi alla cattedra, incrociare le braccia e rimanere in silenzio.
È una strategia controintuitiva, ma potente. Il silenzio dell’insegnante interrompe la dinamica del rumore, crea uno stacco e genera una sorta di auto-regolazione tra gli alunni. Lo scarto rispetto alla reazione abituale spiazza e incuriosisce. Dopo alcuni istanti, la classe tende a calmarsi da sola.
Chi ha provato questa tecnica parla di una maggiore autorevolezza conquistata nel tempo. Non si tratta di imporsi con la forza, ma di guidare con il comportamento. È una forma di leadership silenziosa che restituisce centralità al ruolo del docente, senza esasperarlo.