
Si parla ancora del caso del ragazzo che si è rifiutato di salire, in una scuola di Verona, le scale arcobaleno anti omofobia, dichiarandosi contro la comunità Lgbtq+. Il giovane è stato punito con una nota dai docenti, a causa dell’acrobazia che ha fatto aggrappandosi alla ringhiera per evitare di calcare i gradini.
Il padre difende il figlio a spada tratta
Il padre del ragazzo lo ha difeso. Ecco le sue parole, a Il Secolo d’Italia: “Mio figlio non è uno scellerato, non si è messo in alcun modo in pericolo. Confermo invece che si è rifiutato di fare quelle scale. E che le insegnanti lo hanno costretto a rifarle per ben 4 volte. Non le aveva fatte bene secondo le docenti. La prima volta lui ha percorso la scala salendo sul cordolo interno della ringhiera e non all’esterno come sostiene invece la nota del dirigente scolastico, quindi non ha corso nessun rischio”.
”Io sono italiano di origine sudamericana, mia moglie arriva da una nazione asiatica. Io sono un professionista del settore sanitario, mia moglie è laureata. Veniamo da nazioni democratiche dove non vige una cultura omofoba. Lui mi ha detto: per me madre natura ci ha fatto maschio e femmina e basta. Con un tredicenne in piena fase di crescita non si ragiona. Certo, questa nota non risolve nulla ed è paradossale che un simbolo che dovrebbe essere di libertà di amore divento una costrizione. Se è un inno all’amore va rispettato anche chi quella scala non la vuole salire senza arrivare alla conclusione che è omofobo e va punito”, queste le sue parole.
“Faccio un esempio – ha aggiunto il padre – se uno studente non vuole partecipare alla lezione di religione, non viene punito in quanto ateo. La sua posizione viene rispettata. Mi pare assurdo che il movimento arcobaleno venga trattato anche al di sopra di una religione”.
La smentita del dirigente
Il dirigente scolastico, all’Ansa, però, ha smentito la versione dell’uomo: “Smentisco nella maniera più netta la ricostruzione dell’accaduto fatta dai genitori e il fatto che il ragazzino sia stato costretto a salire quattro volte sulle scale”. Secondo la scuola la misura è stata adottata perché il tredicenne, pur di non percorrere le scale, si è aggrappato alla ringhiera esterna della scala arcobaleno, mettendosi in grave pericolo, data l’altezza di almeno 5 metri della rampa della scalinata.
I genitori hanno scritto a Valditara
L’acrobazia pericolosa che ha mandato su tutte le furie la docente e si è conclusa con una nota disciplinare da parte della professoressa legata proprio al comportamento “assolutamente inadeguato” del ragazzino. Non solo: qualche giorno dopo la docente ha accompagnato lo studente dal dirigente. Ed è lì che il ragazzo avrebbe nuovamente motivato la sua acrobazia.
La decisione della scuola è stata contestata dai genitori che hanno segnalato la presunta violazione dei diritti al ministro Giuseppe Valditara e al direttore dell’ufficio scolastico regionale Marco Bussetti, l’ufficio scolastico provinciale di Verona ha chiesto chiarimenti alla scuola.
A denunciare la situazione ci ha pensato anche Rossano Sasso, esponente della Lega, capogruppo del partito in commissione Scienza, cultura e istruzione. “Trovo inaccettabile questa presa di posizione nei confronti di un ragazzino in formazione che può avere delle idee più o meno consapevoli vista l’età”. La scuola dal canto suo ha sottolineato che la nota disciplinare nulla avrebbe a che vedere con le affermazioni fatte dal ragazzo e legate al mondo Lgbt, ma con l’acrobazia pericolosa.