Home Politica scolastica Sciopero, i sindacati cantano vittoria: aderisce il 25%, sfilano in 10mila

Sciopero, i sindacati cantano vittoria: aderisce il 25%, sfilano in 10mila

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“Un ottimo sciopero e una bellissima manifestazione: 1 lavoratore su 4 non è andato a scuola e oltre diecimila hanno manifestano a Roma tra Miur e Parlamento”.

A dirlo, al termine della giornata di mobilitazione organizzata dai sindacati minori della scuola contro Legge di Stabilità è riforma Renzi-Giannini, è stato il portavoce nazionale Cobas Piero Bernocchi .

“A Roma oltre diecimila manifestanti – docenti, Ata e studenti – hanno sfilato in corteo dal Miur (ove numerosi interventi hanno criticato aspramente le politiche governative) fino al Parlamento, ove decine e decine di voci hanno rinnovato la loro volontà di continuare la lotta”, ha detto il sindacalista dei comitati di base.

“Qualche giornalista in piazza – ha puntualizzato – ci faceva notare che uno sciopero del 25% è un passo indietro rispetto al 65-70% del 5 maggio scorso. Ma a noi pare comunque un ottimo risultato, tenendo conto che avviene a legge approvata (anche se non ancora messa in opera) e con l’incredibile e inspiegabile defezione dei Cinque sindacati (Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda) che allora scioperarono con noi e che ci seguirono persino nel blocco degli scrutini, in passato da essi sempre giudicato ‘estremista'”.

“Dell’importanza di tale unità – ha contiunato il sindaalista Cobas – eravamo così convinti da attendere pazientemente, fin dall’inizio di settembre, che i Cinque (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) si decidessero a convocare lo sciopero, disposti a prendere anche la loro data pur di ripresentare un’alleanza plebiscitaria. Purtroppo, i Cinque non hanno dato alcuna risposta ai nostri ripetuti inviti a lottare e scioperare insieme, ma si sono limitati a convocare una manifestazione del pubblico impiego a fine novembre, senza sciopero, in cui la lotta contro la 107 svanisce, inviando al governo Renzi e a docenti ed Ata un segnale di resa incondizionata”.

 

 

 

Dunque, il 25% della categoria in sciopero ha mandato un forte segnale agli altri docenti ed Ata: “possiamo impedire l’applicazione dei deleteri provvedimenti della 107, bocciare l’umiliante ‘proposta’ degli 8 euro, dopo sei anni di blocco contrattuale e una perdita salariale negli ultimi anni tra i 250 e i 300 euro, imporre la stabilizzazione dei precari esclusi dalla 107. Basta non arrendersi e recuperare l’unità e la voglia di lottare dei mesi scorsi”,  ha concluso Bernocchi.

 

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Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “questa giornata di mobilitazione è la prima risposta della scuola Governo contro gli ultimi provvedimenti vessatori del Governo Renzi contro la scuola. Perché, nonostante le 49mila assunzioni di questi giorni e le 46mila precedenti, che erano un atto imposto dalla Commissione Europea e conseguente all’azione del sindacato, oggi docenti e Ata stanno paradossalmente perdendo sempre più diritti. Per questo siamo scesi in piazza, per chiedere quel rispetto professionale negato da chi ci governa e continua a considerare l’istruzione pubblica prima di tutto una spesa da abbattere”.

Il presidente dell’Anief ha poi ricordato che lo stesso rispetto viene negato agli alunni, “perchè dopo tante promesse, il mondo studentesco è preoccupato da questa confusa introduzione dell’alternanza scuola-lavoro: siamo stati i primi a dire sì al modello di formazione sul ‘campo’, avviato con successo in tutti i paesi moderni. Ma senza regole chiare, che tutelino i nostri studenti, non si va da nessuna parte. Allo stesso modo, tutto il mondo della scuola, famiglie comprese, è preoccupato per la trasformazione sempre più netta degli istituti in una sorta di aziende. Con il preside manager che concentra potere e responsabilità eccessive a sé e i privati che entrano sempre più massicciamente nelle scuole”.

“È poi sintomatico – dice ancora Pacifico – che oggi alcune scuole siano rimaste chiuse. Confermando che con questi organici, ridotti all’osso dalla soppressione di 200mila posti a partire dal 2008, basta che si assentino appena uno o due collaboratori scolastici per metterle in ginocchio. Perché, per effetto di una spending review ottusa, che opera tagli ragionieristici senza considerarne gli effetti, il personale Ata che si è assenta oggi non è più sostituibile per la prima settimana: il dirigente scolastico è infatti impossibilitato a chiamare il supplente e sorveglianza, pulizia, ma anche apertura e chiusura dei plessi scolastici, vengono messi in seria crisi. Anche la didattica subirà delle conseguenze negative, persino gli alunni più piccoli, di infanzia e primaria, perché il divieto di sottoscrizione delle supplenze è esteso al primo giorno di assenza di tutti i docenti”.

Per il sindacalista Anief, inoltre, il personale scolastico, “è fortemente preoccupato per l’inerzia del Governo rispetto agli stipendi: un docente italiano percepisce quasi metà rispetto al collega tedesco, malgrado le ore d’insegnamento, tabelle alla mano, settimanale siano persino superiori. Con la beffa che sempre i docenti tedeschi possono accedere alla pensione dopo 27 anni di servizio. Mentre i nostri, grazie alla riforma Fornero lasceranno la cattedra, per accedere ad assegno di quiescenza sempre più mini, alle soglie dei 70 anni. E tutto ciò paralizzerà pure il turn over, non permettendo quello svecchiamento indispensabile per abbassare l’età media del nostro corpo insegnante, oggi maglia nera dell’area Ocse. E che dire dei nuovi prossimi assunti, pagati nei primi anni 400 euro al mese, meno di un apprendista, dopo essersi laureati, abilitati e vinto in concorso pubblico?”

“Con queste prospettive – conclude Pacifico – i nuovi insegnanti stanno diventano il sottoproletariato del lavoro italiano: per questo diciamo basta. Ma non solo oggi: se non si volta pagina, la nostra protesta continuerà”.

 

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