Home I lettori ci scrivono Scuola ai tempi del Coronavirus: più paura che cultura

Scuola ai tempi del Coronavirus: più paura che cultura

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La scuola dovrebbe essere il luogo in cui turbare culturalmente le menti dei giovani e infiammare il loro intelletto. In tempi di Covid, le menti sembrano turbate piú dalla paura che dalla cultura. La campanella, infatti, sta per annunciare la ripresa delle attività didattiche in presenza e integrate, in caso di necessità ,con quelle a distanza. La confusione organizzativa permane nel sistema e a pochi giorni dall’avvio delle lezioni molti sono i dubbi che si stanno sollevando riguardo l’efficacia dei provvedimenti annunciati ad ogni livello per partire in sicurezza.

La volontà di partire è diffusa, il desiderio di riprendere la socialità interrotta il 9 marzo scorso a causa del lockdown, cresce ogni giorno al pari delle paure alimentate dai ritardi che si sono accumulati nell’ assumere provvedimenti efficaci ed efficienti per garantire ambienti rispettosi delle norme anticovid.

Agli antichi e drammatici problemi che la scuola si trascina, oggi se ne aggiungono di nuovi, formando una miscela che rischia di infiammare il precario sistema dell’istruzione.

Si sa la scuola non ha avuto negli anni un ruolo preminente nelle politiche nazionali e locali, lasciando perire le strutture, non rinnovando la classe docente (la media di età dei docenti si attesta a 55 anni), non immettendo nuove risorse e moderne tecnologie, carenza di cubature per evitare classi pollaio e chi piú ne ha piú ne metta.

A tutto ció si aggiunge oggi il dramma del Coronavirus che miete sofferenze di ogni genere e la cui diffusione si combatte, in attesa che arrivi il vaccino e nuovi farmaci, con il distanziamento fisico, con l’utilizzo della mascherina, con il rispetto delle norme igieniche e cosi via.

Annunci di buoni propositi per preparare la scuola a fronteggiare l’emergenza, alla luce di quanto registrato, non sembrano siano stati finora onorati: i banchi monoposto, con o senza rotelle stentano ad essere consegnati negli istituti, il personale docente e Ata è insufficiente per le esigenze ed i nuovi bisogni sociali rilevati, i servizi di trasporto degli alunni da garantire con gli scuolabus languono, gli spazi e le strutture sono precarie e inadeguate per fronteggiare la diffusione del virus.

Insomma la scuola cosî come viene presentata, con le sue ataviche, crescenti e attuali carenze strutturali, oggi, in modo piú accentuato, turba le menti più per paura che per cultura. 

Francesco Garofalo