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Scuola di pastorizia: una sfida per nuove opportunità professionali

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Un anno scolastico speciale per Paroldo, un piccolo comune del cuneese, in Piemonte, dove risiedono poco più di 200 abitanti e fino ad ora noto ai più per la tradizione delle “masche”, donne sagge e misteriose, da settembre è infatti la sede della prima Scuola di Pastorizia in Italia, un percorso unico che vede la luce grazie all’impegno comune di amministratori locali e di quanti hanno creduto nel progetto e lo hanno finanziato, tra cui la Fondazione CRC. Gli iscritti vengono da Val d’Aosta, Toscana, Lazio e naturalmente Piemonte.

Il progetto di studio è nato ed è poi maturato durante i mesi del lockdown, quando a livello non solo locale ci si è interrogati sulle prospettive dell’allevamento e della pastorizia, in aree come quella dove ha sede la scuola, che hanno dalla loro una tradizione antica.

La formazione verterà principalmente sull’allevamento caprino e il programma è stato messo a punto da INIPA Nord – Ovest, Istituto per la Formazione Professionale Agricola no profit https://www.inipanordovest.it/ , che da più di  trent’anni opera in Piemonte, dove ha sede, ma anche a livello nazionale, per sostenere e incentivare la crescita del sistema agro – alimentare. Nella sua mission vi è proprio la promozione di iniziative di interesse collettivo, per qualificare e riqualificare i territori, nell’ottica imprenditoriale innovativa, puntando sulla sicurezza, sulla qualità e anche sull’inclusione. 

Il progetto: riqualificare il mestiere e offrire opportunità

Il progetto della Scuola di Pastorizia punta ad offrire ai più giovani opportunità lavorative, attraverso la riscoperta delle attività allevatoriali in aree che corrono il serio rischio di abbandono, tutelando la biodiversità e gli ecosistemi unici che solo l’intervento di una pastorizia esperta e competente può garantire.

A fianco dei formatori di INIPA ci saranno esperti dell’Università degli Studi di Torino e l’Istituto Lattiero caseario di Moretta, un altro Comune del cuneese, che si rivolgono soprattutto ai giovani, che non avendo esperienza possano invece crescere e diventare promotori di progetti di impresa ad indirizzo ovino caprino. Il corso si rivolge anche a chi ha esperienza e vuole specializzarsi nell’allevamento.

Pastori si diventa con la passione e l’esperienza, ha detto alla conferenza stampa di presentazione Fabiano Porcu, direttori di Coldiretti di Cuneo, una delle anime della scuola di pastorizia, ma spesso occorrono competenze professionali specifiche e trasversali per salvaguardare il benessere animale, valorizzare le produzioni di qualità, costruire una strategia vincente per l’impresa.

La scuola di Pastorizia del cuneese vuole rispondere efficacemente alle richieste del mercato, dare ai futuri pastori in formazione la possibilità di conoscerlo e di interagire con esso, di approcciarsi alle dinamiche di accesso al credito, e non da ultimo entrare in possesso degli strumenti per una comunicazione sempre più efficace.

I dati

Soltanto in Piemonte si contano oltre 10.000 aziende che allevano capi ovicaprini, per un fatturato complessivo che ammonta a 5,2 milioni di euro. Sul territorio piemontese, dove i neoiscritti si cimenteranno con il mestiere, esistono razze pregiate, allevate storicamente nelle aree del cuneese, che sono esposte ad un serio rischio di estinzione, oltre che minacciate dal ritorno del lupo e degli ibridi, responsabili di attacchi sempre più numerosi al bestiame.

Gli esperti locali segnalano inoltre che è in aumento il malessere dei pochi pastori rimasti, che si trovano a gestire greggi sempre più numerose. La rilevazione della rapida scomparsa di attività come la transumanza e lo spostamento verso gli alpeggi, in favore di attività di pastorizia stanziale ha fatto emergere la necessità, raccolta da Coldiretti, di promuovere concretamente il recupero delle attività pastorali anche nelle aree collinari e montane, dove la pastorizia è portatrice divalore sociale, economico, storico e ambientale.

La Scuola di Pastorizia prevede moduli formativi indipendenti, che si svilupperanno nel corso di 365 ore fra lezioni teoriche e attività pratiche, oltre che stage in azienda.

Il primo modulo è appena partito e riguarda la conoscenza degli animali, le razze ovicaprine, il loro comportamento e benessere, esuccessivamente si occuperà della trasformazione del latte in prodotti caseari ad alto valore aggiunto.

Gli iscritti: i futuri pastori

Chi sono i futuri pastori, che hanno deciso di iscriversi al percorso formativo? Sono 20 e seguiranno le lezioni fino all’autunno del 2021. Qualche curiosità: troviamo un assicuratore viterbese, che ha scelto di intraprendere un nuovo percorso di lavoro, un giardiniere torinese figlio di calabresi che non esclude di far diventare la pastorizia una professione, magari nella sua terra d’origine, una massaggiatrice da Pisa, un maniscalco e insegnante di equitazione da Alba, che in primavera vorrebbe avviare un caseificio, fino ad una pastora che già alleva nella sua cascina delle capre e vorrebbe far crescere la sua attività.