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Scuola: risorsa senza priorità

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Altro che priorità alla scuola! La ministra Azzolina e il governo mettono toppe peggiori del buco ai problemi delle scuole. Non hanno voluto, non per incapacità ma per scelta avendo altre priorità, prendere a tempo debito provvedimenti strutturali, necessari già prima del Covid, che riducessero il numero di alunni per classe, varassero finalmente un piano di edilizia scolastica, assumessero il personale necessario, che è stato invece implementato solo con nuovo precariato, senza parlare del trasporto destinato agli studenti, lasciato all’irresponsabilità di regioni, che comunque governate hanno solo lo scopo di trasferire al settore privato più servizi possibili.

Nessuna svolta dunque, ma ritorno alla didattica a distanza che al 75% alle superiori renderà impossibile, per ragioni organizzative il 25% in presenza.

Non sono certo per eludere i problemi di sicurezza posti dalla nuova ondata, più che prevedibile, della pandemia, dove è necessario chiudere si chiude, ma i provvedimenti a pioggia penalizzano tutte le scuole indistintamente, senza un discrimine rispetto alle situazioni specifiche. E’ accertato e riconosciuto che i contagi avvengono fuori dalle scuole, che non solo sono i luoghi più curati, ma anche quelli che formano la coscienza del rispetto delle regole anti Covid presso i bambini e i giovani e ne migliorano i comportamenti proprio nelle misure di prevenzione.

Certamente in alcune situazioni non ci sono alternative al mantenimento di un rapporto solo a distanza, che però non possiamo e non dobbiamo considerare didattico, non tanto perché non ci sono le condizioni materiali, ma soprattutto perché l’apprendimento, come sostengono i pedagogisti e l’esperienza di tanti insegnanti, viaggia attraverso il canale “affettivo”, termine che deriva dal latino “afficere” che significa “impressionare”, cioè coinvolgere emotivamente e suscitare reazioni. Si tratta cioè di quel rapporto sensoriale e interattivo che è impossibile creare a distanza, attraverso una lezione on-line.

Si rimandano gli studenti a casa, sostanzialmente in balia di se stessi e si sa bene che in questo modo, per molti il diritto allo studio è solo un miraggio e l’abbandono scolastico destinato inesorabilmente ad aumentare. Oggi, perciò, è ancora più urgente elevare l’obbligo scolastico, che come ha dimostrato l’esperienza della media unica con l’innalzamento dell’obbligo, circa mezzo secolo fa,  produce l’accesso a un titolo di studio superiore per tutta la popolazione o quasi.

Loredana Fraleone (Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE)