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Scuole sporche, quando le cooperative addette alle pulizie non lavorano bene

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Il malcontento per la mancata pulizia degli istituti scolastici è in crescita: lo testimonia l’alto numero di e-mail di denunce di scuole sporche, giunte alla nostra redazione in corrispondenza dell’avvio del nuovo anno scolastico.

Le lamentele sono di tutti i tipi: bagni trascurati, cumuli di sporcizia sulle scale, banchi pieni di polvere, piazzali antistanti le scuole stracolmi di foglie, vetri delle aule sporchi, sino alla presenza di insetti o animaletti.

Ma a chi compete pulire le scuole? Perché alcune strutture sono pulite, mentre in altre prevale la sporcizia?

CHI CONTROLLA SE LE DITTE PULISCONO?

Quasi sempre si tratta di istituti comprensivi, dove operano principalmente le ditte di pulizie esterne in orario extra-didattico. Mentre i collaboratori scolastici operano durante le lezioni.

Il “grosso” del lavoro, quindi, viene fatto degli operatori delle cosiddette cooperative. Alcuni operano al meglio. Altri no. E qui sta il punto: chi controlla come puliscono gli operatori esterni?

Perché solo in presenza di lamentele ufficiali, da parte delle scuole, i responsabili delle cooperative di pulizie vanno a verificare l’operato dei loro addetti.

Quasi sempre con effetti positivi: il personale addetto alle pulizie, infatti, quando sollecitato dai propri superiori provvede finalmente allo svolgimento delle proprie mansioni. Anche su quelle parti (ad esempio le vetrate, i piazzali esterni o altre “zone” scolastiche particolari) sino allora del tutto trascurate.

Idirigenti scolastici che vogliono andare a fondo sulla questione pulizie, qundi, vanno a verificare, studiandosi le convenzioni sottoscritte, quali sono gli ambienti scolastici e le competenze specifiche che spettano alle cooperative.

Scoprendo, non di rado, che gli addetti alle pulizie “dimenticano” proprio quelle parti che non vanno trattate quotidianamente: così accade, ad esempio con le vetrate, che siccome vanno pulite ad esempio ogni mese, in realtà poi non ci si mette mai mano. E gli Ata della scuola, spesso ridotti numericamente all’osso, non intervengono, sostenendo che a loro non compete.

Spesso, a sollevare la questione sono anche i genitori: visitando i locali scolastici, in occasione delle riunioni d’inizio anno, si accorgono di cumuli di laniccia, dei bagni maleodoranti, dei pavimenti sporchi.

LA TESTIMONIANZA DEL PRESIDE: DIPENDE DAI SINGOLI PULITORI

“Il problema non è assoluto – ci dice un preside di un comprensivo di Roma che chiede di mantenere l’anonimato – perché per la mia esperienza personale ho diretto scuole dove le ditte esterne pulivano benissimo, altre dove invece lasciavano molto a desiderare. Eppure facevano capo alla stessa azienda”.

“Dipende molto, per la mia esperienza, dai singoli pulitori: ci sono dei pulitori che lavorano bene, sono di coscienza, altri che latitano. E chi deve controllarli, non certo il preside che può solo sollecitare le pulizie, spesso non c’è”, conclude il preside.

È capitato, di recente, in un istituto comprensivo della periferia di Roma, sito nella borgata Finocchio, dove il dirigente scolastico è entrato in “rotta di collisione” con alcuni genitori, per via dei bagni considerati da quest’ultimi davvero troppo sporchi.

Il preside, sollecitato in consiglio d’Istituto, ha risposto per le rime, spiegando che quotidianamente gli ausiliari della scuola puliscono i sevizi igienici due volte nel corso della mattinata, ma anche in tutte le occasioni che occorre intervenire. A fine lezioni, poi, la cooperativa esterna effettua le pulizie, in modo da predisporre i locali per il giorno dopo.

Il capo d’istituto ha anche fatto sapere, tramite comunicazione ufficiale rivolta ai genitori, di avere intenzione di rivolgersi alle autorità competenti qualora dovessero perdurare “certi discorsi calunniosi e diffamatori”.

La controreplica dei genitori degli alunni è stata altrettanto forte: ritenendo gravissime “certe forme di comunicazione, (peggio dei bagni sporchi!)”, i genitori hanno informato la ministra Valeria Fedeli e l’Ufficio scolastico regionale del Lazio.

IN UNA SCUOLA DI ROMA ESCREMENTI DI RATTI: ARRIVA LA POLIZIA

La vicenda non è finita lì. Dopo aver visto dei topi girare per la scuola, gli stessi genitori della scuola romana si sono rivolti pure ai carabinieri: prontamente, alla scuola hanno bussato gli operatori dell’Asl e della Polizia municipale per un’ispezione che è durata ore.

“Hanno visto con i loro occhi – ha scritto Il Fatto Quotidiano – gli escrementi dei ratti, l’uscita d’accesso al giardino della scuola usata anche per accedere alla palestra transennata per la caduta di un cornicione, montagne di sedie, personal computer messi alla rinfusa in un angolo del cortile, vetri rotti”.

“I genitori hanno fatto sapere che tutti i protocolli sono stati inviati al dirigente dell’Asl che avrà il compito di valutare se chiudere o meno la scuola. Intanto già oggi inizieranno i lavori per la pulizia del giardino ed entro venerdì dovrebbe partire la derattizzazione”.

Il problema, insomma, non era solo nella ditta di pulizie esterne. Ma se questa avesse agito come da contratto sottoscritto, e chi di dovere li avesse incalzati, forse non si sarebbe arrivati a questo punto.