Home Generale Segre: “Dobbiamo lavorare sull’educazione civica nelle scuole”

Segre: “Dobbiamo lavorare sull’educazione civica nelle scuole”

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La senatrice a vita, Liliana Segre, sopravvissuta al campo di Auschwitz-Birkenau, nel corso di una intervista all’Agi, si è detta preoccupata “per il futuro dei nipoti. Vedo rinascere simboli che speravo la storia avesse cancellato per sempre, sentimenti osceni che nessuno ha avuto il coraggio di manifestare dopo due guerre mondiali, ma erano presenti e ora, che è passato molto tempo e anche gli ultimi testimoni stanno morendo, questi personaggi hanno potuto nuovamente uscire allo scoperto. Temo molto di vivere abbastanza per vederlo in modo ancora più esplicito”.

Progetti al Parlamento

Tuttavia, dichiara all’Agi di avere in mente alcuni progetti su cui impegnarsi nella prossima legislatura: “Sono stata la prima firmataria di un progetto sui diritti umani, contro gli “hate speech”, assieme alla Bonino. Questo è un compito che sento fortissimo, erano cose che pensavo anche quando ero una cittadina qualsiasi e non sapevo nemmeno che cosa fosse un ddl. Adesso che lo so, con la Bonino abbiamo firmato per mandare avanti questo progetto di tolleranza contro l’odio, contro il razzismo, contro l’antisemitismo. Contro tutto quello che fa sì che uno debba essere umiliato nel mondo, considerato un inferiore: questa cosa a me interessava molto anche prima, perché l’avevo provato con me stessa, sapevo cosa voleva dire”.

Reintrodurre l’Educazione civica a scuola

E ha pure dichiarato: “Ho anche in mente di lavorare perché si rimetta l’educazione civica dalla prima elementare.  È assolutamente necessario, bisogna educare una nuova generazione alle regole, a partire dal non buttare per terra una cartaccia, anche se servirebbe farlo con i loro genitori. La terza cosa che mi interessa tantissimo è che all’ultimo anno delle scuole superiori sia obbligatorio lo studio del ‘900. Certe cose i ragazzi non le hanno neanche mai sentite nominare, sono lontani anni luce da queste cose e certe domande che vengono fatte a noi quando facciamo le testimonianze fanno proprio capire che c’è un vuoto scolastico sulla storia. Neanche i ragazzi nati nel ‘900 sapevano la storia del loro secolo, per non parlare di quelli del 2000:  già parlano del ‘900 come noi parlavamo del ‘600…”