Home Attualità Sergio Zavoli, l’omaggio al giornalismo-verità sulla scuola: fu oscurato dalla Rai

Sergio Zavoli, l’omaggio al giornalismo-verità sulla scuola: fu oscurato dalla Rai

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Sergio Zavoli è stato il simbolo del giornalismo-verità: scomparso pochi giorni fa a 96 anni – i funerali si sono svolti venerdì scorso – è stato un vero maestro dell’informazione radio-televisiva, poi presidente della Rai e negli ultimi 17 anni senatore della Repubblica. Per lui l’informazione era dovere etico e civile, un impegno di onestà del racconto e della testimonianza.

Scriveva con le immagini – ha scritto l’Ansa -, montava con meticolosa pazienza sapendo costruire le emozioni della “diretta” anche quando il servizio era frutto di cesellate rifiniture in moviola.

Un giornalista dall’innata curiosità

Era giornalista nella innata curiosità delle fonti, nella verifica maniacale dei dettagli, nella guida di una squadra di colleghi che sempre spingeva a superarsi.

Nella stesura dei testi sceglieva un italiano mai artificioso ma sempre ricercato nella proprietà dell’espressione e nella precisione del sinonimo. Tutte virtù che l’hanno portato a scrivere con crescente passione anche per il libro, per la memoria e la poesia. Virtù che oggi, nell’era dei social e del giornalismo “mordi e fuggi” di internet, sono diventate delle rarità.

Era un “dominatore”, la cui certezza si appoggiava sulla consapevolezza del mestiere e sul piacere di mettersi ogni volta in discussione e in gioco anche nel contrasto tra ricerca della fede e convinzioni profondamente laiche.

Sposato con Rosalba, la compagna di una vita, dopo la morte della moglie nel 2014 aveva sorpreso anche gli amici più cari risposandosi nel 2017 con una collega, Alessandra Chello (di 43 anni più giovane), giornalista al “Mattino” il quotidiano che aveva avuto Zavoli per direttore nel 1993.

A 95 anni ancora tanti programmi

“A 95 anni mi parlava ancora di voler fare un programma intitolato ‘Perché’ dove rispondere alle domande sull’attualità che non trova risposte, per far capire alle persone come funzionano veramente le cose, un po’ come aveva sempre cercato di fare nella sua storia professionale, e insieme lavorava a sistemare le sue poesie, con la sua ossessione per la lingua”, ha detto sempre all’Ansa Paolo Graldi, che con Sergio Zavoli ha lavorato a lungo, prima come suo vice al Mattino, poi per anni negli storici programmi tv come La notte della Repubblica e Viaggio intorno al mondo.

Le puntate alle due di notte…

Tra i tanti ambiti toccati da Sergio Zavoli, non poteva mancare la scuola, di come stava cambiando e di dove stava andando. Si trattava dell’inizio dell’autonomia e già si intravedevano i pregi e problemi che avrebbe introdotto.

Lui, con il suo giornalismo-verità, cercò di evidenziarli. E si tratta di temi – come il dimensionamento, la valorizzazione del corpo docente e le classi pollaio – che a distanza di quasi vent’anni rimangono assai attuali.

“Era il 2001, anno strategico perché la “Autonomia” di Berlinguer era in prima applicazione ed il mondo della scuola era scosso da grandi sommovimenti e scioperi”, scrive Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, nel suo libro “La Scuola distrutta. Trent’anni di svalutazione sistematica dell’educazione pubblica e del Paese” (Mimesis, Milano 2019). 

“Sergio Zavoli – si legge nel testo del sindacalista – mise in piedi l’unico servizio serio e complesso della Rai, costruito su varie puntate, sulla Scuola. Bene: venne trasmesso (a partire dal 15.3.2001) alle due di notte. C’era anche una videointervista al sottoscritto: cosa importante se si pensa alla quasi totale (e perenne) censura nei confronti del sindacalismo di base”.

L’indignazione degli intellettuali

Contro l’orario scelto dalla Rai fu sottoscritta ed inviata alla stampa da tanti intellettuali italiani dell’epoca, di vario orientamento culturale e politico, una lettera di protesta, rivolta anche al Governo, il secondo esecutivo guidato da Giuliano Amato: protestarono, ricorda Stefano d’Errico, perché quella “scelta della Rai per un programma di tale significativa importanza, realizzato da uno dei più prestigiosi autori della televisione” veniva considerata “del tutto inopportuna, impropria e squalificante del mandato di servizio pubblico assegnato alla televisione di Stato”.

“Noi che abbiamo creduto nel tema della trasmissione – scrivevano gli autori della lettera – e che, a vario titolo vi abbiamo preso parte esprimiamo tutto il nostro disappunto, la nostra amarezza e la nostra sincera delusione, perché, ancora una volta, programmi di questa importanza culturale e sociale vengono inopinatamente considerati dai curatori dei palinsesti della televisione di stato come di scarso interesse per l’opinione pubblica”.

Tra gli intellettuali che firmarono la lettera, vi erano Umberto Rondi, coordinatore dell’iniziativa, Giovanni Bollea, Vittorio Foa, Mario Lodi, Roberto Vecchioni, Francesco Rosi, Matteo Collura, Giovanni Raboni, Carlo Verdone, Giuseppe Pontiggia, Folco Quilici, Tonino Guerra, Vittorio Sgarbi, Cecilia Gatto Trocchi, Monica Guerritore, Giorgio Albertazzi, Franca Rame, Domenico Fisichella, Adriano Ossicini, Marcello Veneziani, Rossana Rossanda, Dario Antiseri, Lucio Villari, Pietro Scoppola, Stanislao Nievo. Firmarono quella lettera, per adesione, anche Rita Levi Montalcini, Franco Zeffirelli, Ermanno Olmi, Mario Morcellini, Enrico Ghezzi, Piero Angela, Citto Maselli.

“Ciononostante il programma non venne mai più riprodotto”, ha ricordato con amarezza il sindacalista di base Stefano d’Errico.

In arrivo in documentario Rai e Timvision

Rai e Timvision produrranno un documentario dedicato al grande maestro Sergio Zavoli. Le due aziende hanno proposto la realizzazione del lavoro alla giornalista di inchiesta Milena Gabanelli. Un excursus nella storia di uno dei più grandi giornalisti italiani approdato nella sua casa, la Rai, quando era appena nata, nel 1947, fino a diventarne presidente, dal 1980 al 1986.

Il suo lungo viaggio lo porterà poi a ricoprire incarichi parlamentari e ad assumere nel 2009 la guida della commissione di Vigilanza, compito che ha svolto con grande equilibrio e passione.

Rai e Timvision avvieranno la produzione del docufilm che intende ricordare la figura di Zavoli, innovatore della televisione italiana che ha messo al centro della sua professione l’informazione, da lui reinventata, attraverso il format del documentario e dell’inchiesta giornalistica.