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Si al vincolo quinquennale

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Anche a costo di essere impopolare, voglio dire la mia sul vincolo quinquennale che ritengo giusto e tutt’altro  che “un vincolo che con le pretese di continuità didattica per cui è stato creato non ha niente a che vedere” come ritiene il sindacato di Marcello Pacifico.

Se si è avuto il ruolo in una regione diversa dalla propria residenza per scelta, non vedo perché poi si vuole subito tornare al proprio paese.

Non vorrei che si tornasse alla sciagurata richiesta di nessun vincolo, per cui chi  aveva il ruolo non prendeva la titolarità nella scuola che aveva avuto e doveva per forza fare domanda di mobilità e così non si aveva nessuna continuità didattica!

E questo avveniva anche per gli insegnanti di sostegno: è vergognoso che i diritti di degli alunni diversamente abili e degli alunni in generale vengano dopo i diritti del personale che deve avere tutte le tutele.

Ah, già, gli alunni non prendono le tessere sindacali…

Ed è vergognoso anche che  si abolisca il vincolo quinquennale per i DSGA previsto dall’ultimo bando di concorso. Ognuno ha scelto la regione dove svolgere il concorso, e, dopo averlo vinto, adesso scopre di avere problemi di famiglia oppure che non ce la fa ad affittare una casa fuori residenza . E ci doveva pensare prima!

Anche la continuità amministrativa e dirigenziale ha la sua importanza checché ne pensino i sindacati.

Ma c’è un punto che il Ministero dell’Istruzione deve tenere a mente: i posti nella scuola scarseggiano più al nord che al sud e se non vogliamo che i meridionali siano respinti dal settentrione a causa di un regionalismo spinto, dobbiamo pur fare delle scelte impopolari e non corporative.

Eugenio Tipaldi