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Sindaca di Crema indagata per infortunio all’asilo. Una Ds: per noi dirigenti non si indigna nessuno

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Dei giorni scorsi la polemica della sindaca di Crema Stefania Bonaldi accusata di essere responsabile dell’incidente occorso a un bambino all’asilo comunale. L’ infortunio alle due dita del piccolo alunno, sarebbe stato causato da una porta tagliafuoco. Quanto contestato alla sindaca, spiega la stessa Stefania Bonaldi sul proprio profilo Facebook “la violazione della DGR di Regione Lombardia 2929 del 9 marzo 2020, relativa agli asili nido. La DGR testualmente recita: Elementi costruttivi, gli arredi e le attrezzature compresi i giochi, devono avere le caratteristiche antinfortunistiche, in particolare devono essere adottati idonei accorgimenti atti ad evitare situazioni di pericolo (es. spigoli acuti, gradini, radiatori sporgenti, infissi con bordi taglienti), in relazione all’età dei bambini e garantire condizioni di sicurezza e di agevole pulizia da parte del personale“.

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La sollevazione dei sindaci avviene da più parti. Virginia Raggi su Twitter scrive: “Solidarietà a Stefania Bonaldi, sindaca di Crema, che ha ricevuto avviso di garanzia perché un bimbo dell’asilo si è ferito schiacciandosi le dita in una porta. Serve più chiarezza su nostre responsabilità per evitare blocco azione amministrativa. Noi sindaci sempre in prima linea”.

Pronta la reazione del mondo della scuola, in particolare dei dirigenti scolastici, che da sempre lamentano un trattamento iniquo in fatto di responsabilità civili e penali.

La denuncia della Dirigente Daniela Crimi

La denuncia di Daniela Crimi, preside del Liceo linguistico Ninni Cassarà di Palermo non tarda ad arrivare: “È chiaro che non voglio essere polemica nei confronti della vicenda della sindaca di Crema, perché ritengo che sia profondamente ingiusto che sia indagata per un infortunio del quale non è responsabile, ma voglio ricordare a tutti che la stessa indignazione dovrebbe essere per i dirigenti scolastici da sempre responsabili anche penalmente della sicurezza di edifici che ope legis appartengono agli Enti locali e sui quali gli stessi non hanno mai effettuato interventi di messa in sicurezza”.

Un istituto, il Ninni Cassarà, che conta oltre 1.400 alunni, uno dei licei più grandi in Sicilia. E basti questo a rendere conto delle responsabilità quotidiane in capo a un dirigente scolastico.

“Non è giusto che i dirigenti debbano rispondere penalmente e civilmente della sicurezza quando, nonostante i nostri reiterati appelli e infinite richieste, gli enti preposti, Comuni e Province, non effettuano gli interventi di messa in sicurezza – lamenta Crimi – Ogni dirigente scolastico, me compresa, ha subito indagini per le responsabilità di sicurezza e ha dovuto pagare di tasca propria avvocati per difendersi da indagini su aspetti di sicurezza e nessuno si è mai indignato”.

E lascia intendere che quando una problematica tocca la politica, è allora che le soluzioni fioccano.

Una situazione che va avanti da anni e che in tempi di pandemia si è particolarmente accentuata. Riferisce, infatti, la dirigente: “È notizia di qualche giorno fa che un collega dirigente toscano risulta indagato per un contagio Covid di un docente”. E chiarisce: “Se a scuola sono state attuate tutte le disposizioni e i protocolli di sicurezza non è ammissibile alcuna responsabilità. Altrimenti sarebbe bene chiudere tutte le scuole e fare DaD come in tutti gli uffici si fa smart working, se a pagare deve essere sempre il dirigente scolastico”.

Su questi temi i dirigenti sono stati anche sentiti dal Ministero dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che sembra avere preso a cuore le loro sollecitazioni.