Home Politica scolastica Sindacati, opposizione e studenti non fanno sconti: #riformabuonascuola da rivedere!

Sindacati, opposizione e studenti non fanno sconti: #riformabuonascuola da rivedere!

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Confuso, sbagliato, deludente, approssimativo, insufficiente, autoritario: sono severi i primi giudizi che arrivano da sindacati, associazioni, partiti d’opposizione e studenti sul ddl approvato dal Consiglio dei ministri il 12 marzo. Vi proponiamo alcune sintesi.

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, definisce “la presentazione del disegno di legge sulla scuola fatta oggi dal premier piuttosto confusa e approssimativa, nonostante la solita facondia espositiva e le inevitabili slides. Evidentemente la materia gli è un po’ ostica. Attendiamo dunque di leggere il testo per una valutazione più puntuale. Ci pare comunque notevole la distanza da quanto contenuto nel rapporto Buona Scuola: e meno male. Evidente la correzione di rotta sulle carriere dei docenti. Si prende finalmente atto che le loro retribuzioni, già oggi in forte sofferenza, non possono subire altre decurtazioni, come avverrebbe modificando la progressione per anzianità, unico fattore di difesa del loro potere d’acquisto. Lo ripetiamo da mesi, bene riscontrare finalmente un minimo di ascolto”.

Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, esprime soddisfazione per “il piano assunzioni ma per dare alle scuole l’organico funzionale e ai precari certezza di assunzione serve un decreto legge. Senza decreto i tempi non consentono di dare l’organico assegnato alle scuole. 
Il problema del precariato è molto complesso e non è quindi risolto con questo provvedimento.
Va affrontato nella sua interezza. Sul riconoscimento professionale e sul merito, l’unica via è quella del contratto per avere l’indispensabile consenso del personale. Servono risorse certe e non può essere il dirigente scolastico a decidere a chi riconoscere e a chi non riconoscere l’incremento retributivo. Pensare di affidare ai dirigenti scolastici la scelta degli insegnanti è assolutamente da respingere. Si creerebbe una impossibilità gestionale e si minerebbero le condizioni di libertà nelle attività di insegnamento. L’unica modalità di assunzioni deve rimanere quella concorsuale”.

Secondo Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli Insegnanti, “la retromarcia di Renzi sugli scatti di anzianità dimostra che le battaglie giuste, combattute con tenacia e serietà, possono essere vinte. Si tratta di una importante vittoria ottenuta dagli insegnanti italiani”. Sul fronte precari, Di Meglio ritiene che la riduzione a 100mila delle assunzioni non sia sufficiente per soddisfare le attese degli insegnanti e per dare piena attuazione alla sentenza emanata dalla Corte di Giustizia Europea lo scorso 26 novembre.

Per Marcello Pacifico (Anief-Confedir), “la scuola non è l’esercito, ogni insegnante è esperto di una sua specifica disciplina e non può essere utilizzato a caso. L’unica buona notizia è rappresentata dal mantenimento degli scatti di anzianità: peccato che la Legge di Stabilità approvata a fine 2014 li abbia di fatto bloccati sino al 2018. Confermiamo la protesta dei 140.000 precari della scuola fissata per il 17 marzo a Roma”.

Per Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC CGIL, “Il Consiglio dei Ministri ha preso una decisione giusta rinunciando al taglio degli stipendi dei docenti. È l’unico momento di saggezza che avvertiamo rispetto alle tante scelte discutibili e sbagliate annunciate nella conferenza stampa di Renzi. Infatti è discutibile non aver scelto lo strumento del decreto legge per garantire dal primo settembre tutte le 150.000 assunzioni promesse. Anzi il piano annunciato si è ridotto di 49.000 unità. Un fatto inaccettabile dopo mesi di annunci e di promesse”.

Per Marco Nigi, Segretario generale SNALS-CONFSAL, “Dopo il Consiglio dei ministri di ieri, qualcosa è cambiato nella Buona scuola e qualche passo avanti è stato fatto, ma è importante che venga data certezza alla stabilizzazione di tutti i precari”.

Per Roberto Gontero, Presidente dell’AgeSC, “Dopo tanto parlare di detrazioni per le famiglie della scuola paritaria -, il risultato è rappresentato da 76 euro all’anno per famiglia! E inoltre vengono esclusi e perciò discriminati gli studenti delle superiori! Davvero poca cosa, assolutamente ininfluente sulla decisione di scegliere una scuola paritaria e quindi non in grado di permettere ai genitori dei ceti meno abbienti di esercitare il diritto di scelta educativa della scuola!”. 

Secondo Alberto Irone, portavoce nazionale Rete degli Studenti Medi: “In attesa di verificare il testo nei dettagli, quello che si evince dalle dichiarazioni del Presidente Renzi e del Ministro Giannini è che l’impianto complessivo rimane sostanzialmente invariato: un’idea di autonomia scolastica interamente basata sulla centralità del Dirigente Scolastico e della sua gestione e su finanziamenti privati diretti, che creeranno un nuovo abisso di diseguaglianza tra scuole e tra territori e metteranno a rischio l’autonomia didattica. Invece non si fa menzione del Diritto allo Studio, in un Paese dove il 47% degli italiani non arriva a fine mese (Eurispes) e la dispersione scolastica si attesta ancora al 17%. Però si conferma l’impiego di risorse dello Stato per sgravi fiscali alle rette delle scuole paritarie, che anche se limitato fino alle scuole medie è un grande regalo alla lobby delle scuole private e uno schiaffo alla concezione laica, pubblica e democratica dell’Istruzione”.

Per Maria Mussini, senatrice del gruppo Misto: “Siamo di fronte a una ristrutturazione aziendale in piena regola. Priva di enunciazioni sui valori e di attenzione alla didattica e al sacrosanto diritto allo studio e all’insegnamento”. É tranchant il primo commento a caldo sul Ddl ‘Buona scuola’ di Maria Mussini, senatrice del gruppo Misto. “Il mago di Oz è entrato in azione – conclude ironica – Ci imbattiamo nel riflesso di smeraldo di scuole del futuro, digitalizzate, aperte sempre, produttive, tecnologiche e, naturalmente, dirette da manager. Basta togliere gli occhiali, però, per vedere la ricorrente minaccia dei ‘limiti delle risorse e degli organici disponibili’. Ma anche di ‘finanziamenti privati e sponsorizzazioni’. Oltre che di ‘prof. prestati da altri ordini di scuole’. Insomma, il #cambiaverso di un non-eletto che, coi voti usurpati alla sinistra, scavalca i liberisti a destra”. 

 

 

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Il leader Anief sostiene che “sarà nuovo contenzioso in tribunale”, contro “il numero delle immissioni in ruolo prefissato dall’Esecutivo: sono 50mila in meno rispetto a quanto annunciato per oltre sei mesi, da settembre a ieri. L’ex ministro Gelmini ne programmò in un solo anno 67mila, senza scomodare l’organico funzionale. Si escludono tanti precari delle graduatorie d’Istituto, quando uno di loro su due tiene aperte le nostre scuole. Inevitabile il ricorso in tribunale. Anche perché la chiamata diretta è incostituzionale, poiché viola almeno tre articoli della Costituzione. E anche pensare di utilizzare l’organico funzionale per eliminare le supplenze è una scelta impraticabile: rischiamo di veder sostituito un docente di latino con uno di educazione fisica. Pure l’esclusione degli idonei dei concorsi pubblici sarà oggetto di ricorso”.

Critici i parlamentari M5S della Commissione Cultura di Camera e Senato: “la riforma di Renzi è un insieme di punti confusi, da cui emerge l’immagine di una scuola pubblica sfocata che assomiglia più ad un’azienda. Si va dal preside che sceglie gli insegnanti come se fosse il manager di un’azienda, ai professori che vengono invogliati con un bonus di 500 euro l’anno ad andare alle mostre, passando per il vergognoso aiuto alle scuole paritarie che godranno di sgravi fiscali. E poi il clamoroso dietrofront sulle assunzioni degli insegnanti precari, in questi mesi illusi e disillusi: dovevano essere 150mila, invece per quest’anno saranno solo 50mila! Doveva essere il più grande piano di assunzioni della storia, in realtà è la più grande presa in giro sulla pelle dei precari della scuola”.

Pessimo il giudizio dell’Unione degli Studenti: “la conferenza stampa del Governo ha mostrato il volto autoritario dello stesso – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti – Il ddL assegna la delega al Governo a legiferare tra le altre cose sulla riforma del Testo Unico della scuola, del diritto allo studi, degli organi collegiali e dell’abilitazione all’insegnamento, lasciando in sospeso migliaia di studenti che vogliono fare gli insegnanti. Rigettiamo questo modo di affrontare temi tanto i importanti: le piazze studentesche del 12 marzo reclamano l’apertura di una discussione democratica. Basta con le deleghe al Governo, basta con le forzature! Vogliamo che si discutano le nostre 7 priorità de l’Altra Scuola e la LIP“.

 

 

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