Home I lettori ci scrivono Sit in di protesta insegnanti di latino e greco

Sit in di protesta insegnanti di latino e greco

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Gli insegnanti di latino e greco scenderanno in piazza mercoledì 5 marzo alle ore 15.00 davanti al Miur, per dare il “benvenuto” al neo-Ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ed esprimere il loro aperto dissenso nei confronti delle sue recenti dichiarazioni.

Nei suoi numerosi interventi, nient’affatto tranquillizzanti, la Giannini ha infatti già indicato quale sarà la rotta del dicastero sotto la sua direzione. Innanzitutto a preoccupare gli insegnanti di latino e greco è il suo assenso preventivo ed incondizionato alla riduzione del percorso delle nostre scuole superiori a quattro anni. Siamo infatti consapevoli che la contrazione delle superiori a 4 anni comprometterà, in maniera definitiva, la qualità dell’intero sistema di istruzione superiore e per quanto riguarda le nostre discipline, l’efficacia didattica del loro insegnamento, tanto più se si considera che si andrà ad aggiungere alla significativa riduzione, operata dalla Gelmini, del monte ore settimanale di italiano, storia e geografia al ginnasio, all’accorpamento (didatticamente catastrofico) di queste ultime discipline in quel monstrum grottescamente denominato “geo-storia”, alla riduzione drastica del latino dal liceo scientifico e linguistico, alla formazione delle cosiddette “cattedre spezzatino”.

Non possiamo permettere che ora si ponga sub iudice, anche solo con espressioni pericolosamente ambigue, l’insegnamento della filosofia e la sua dignità di disciplina autonoma.
Chiediamo poi al Ministro il ripristino immediato della legalità nell’attribuzione agli insegnanti delle cattedre dell’ambito linguistico-letterario nei licei classici. Dall’entrata in vigore della disastrosa “riforma” Gelmini, infatti, il ministero ha iniziato ad emanare una serie di circolari per l’attribuzione degli insegnamenti di italiano, latino, storia e geografia nel ginnasio “riformato”, basate su criteri di confluenza delle classi di concorso che recentemente persino il Tar del Lazio (sentenza 1305/2014) ha dichiarato illegittimi e antimeritocratici. L’obiettivo delle suddette circolari era esclusivamente quello di reimpiegare gli esuberi di personale prodotti da anni di tagli indiscriminati al nostro sistema di istruzione, senza badare alle specificità professionali degli insegnanti.
Questo assurdo modus operandi ha portato alla progressiva estromissione dei docenti della classe di concorso A052 (lettere, latino e greco) dall’insegnamento o, per i più fortunati (cioè quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato), la prospettiva dell’insegnamento del solo greco, mentre sta diventando norma la separazione dell’insegnamento ginnasiale del latino e del greco, discipline caratterizzate da un elevato grado di interdisciplinarità.
Intendiamo denunciare l’ostentata superficialità e l’evidente incompetenza con cui al ministero vengono effettuate le scelte relative alle nostre discipline di insegnamento; denunciamo con forza i criteri palesemente antididattici con cui sono state operate le riduzioni degli orari curriculari per effetto della “riforma” delle superiori che, a quanto pare, questo nuovo ministro sembra apprezzare, in perfetta continuità con i suoi predecessori Profumo e Carrozza. Questo atteggiamento sconsiderato, oltre ad impoverire culturalmente l’intero nostro sistema di istruzione, porterà al progressivo oblio della cultura umanistica nel nostro paese, quella cultura che ha sempre rappresentato un vanto per l’Italia agli occhi del mondo e ha costituito un modello di riferimento nella formazione dei gusti estetici europei.
Ma non è tutto. Oltremodo preoccupanti risultano le dichiarazioni del Ministro Giannini e le chiare posizioni del suo partito circa l’esiguità dell’orario di lavoro degli insegnanti, la necessità di introdurre meccanismi premiali, basati sui risultati dei test Invalsi per valutare il loro operato, nonché la prospettiva di una riforma del reclutamento con l’introduzione della “chiamata diretta” dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.
Richiamiamo l’attenzione dell’opinione pubblica sul drammatico peggioramento delle nostre condizioni di lavoro, sulle difficoltà che incontriamo quotidianamente nell’assolvere il delicato compito che la Costituzione ci ha attribuito, essendo impegnati, a causa dei continui tagli alla scuola e della pseudo-“riforma” Gelmini delle superiori, con un numero sempre maggiore di classi, un numero sempre maggiore di alunni e, paradossalmente, meno ore di lezione in ciascuna classe. Cinque materie, di cui ben tre scritte (italiano, latino e greco) richiedono una quantità di ore lavorative non visibili all’esterno, di quel “lavoro sommerso” sempre accuratamente celato e strategicamente taciuto nelle dichiarazioni dei nostri rappresentanti politici, che va ad aggiungersi alle 18 ore di insegnamento frontale in cattedra. L’aumento delle classi e del numero degli alunni per classe ha di fatto già determinato un considerevole aggravio dell’onere lavorativo degli insegnanti, misurabile in termini di aumento effettivo delle ore di lavoro che quotidianamente gli insegnanti di latino e greco svolgono come supporto imprescindibile all’ordinaria attività in cattedra, senza peraltro aver ottenuto un aumento salariale, anzi con un contratto di lavoro non soggetto ad adeguamenti da più di un quinquennio.
Siamo sconcertati nel costatare poi che, invece di tenere in considerazione le oramai numerose critiche provenienti da quei Paesi anglosassoni che hanno introdotto già da tempo nelle scuole i test della stessa tipologia dell’Invalsi (e che stanno per abolirli), in Italia si pensi ancora, con disarmante disinvoltura, di lasciare che la didattica ordinaria si trasformi in addestramento metodico alla risoluzione di quiz.
Esprimiamo la nostra ferma condanna nei confronti dell’introduzione di meccanismi punitivo-premiali nella valutazione dell’operato dei docenti, non solo perché sono lo stratagemma attraverso cui si vogliono eliminare definitivamente gli scatti di anzianità, ma anche perché tali meccanismi sono basati sull’esaltazione della competitività, mentre è nostra ferma convinzione che la cooperazione (e non la competizione!) tra colleghi rappresenti un presupposto imprescindibile per ottimizzare la relazione insegnamento-apprendimento e quindi il successo formativo dei nostri alunni.
Infine siamo indignati di fronte alla superficialità con cui il neo-Ministro parla di riforma del reclutamento mentre risulta piuttosto evasiva sulla questione della stabilizzazione dei precari, con le graduatorie ad esaurimento ancora piene di docenti pluriabilitati e con anni di servizio alle spalle che hanno maturato il diritto ad un posto di lavoro stabile anche secondo le normative europee. Lotteremo con tutte le nostre energie contro l’introduzione della cosiddetta “chiamata diretta” degli insegnanti da parte del dirigente scolastico perché sappiamo bene che essa comporterà inevitabilmente il sacrificio della libertà d’insegnamento e l’impossibilità per il nostro sistema di istruzione pubblico di garantire il rispetto del principio del merito nella scelta degli insegnanti, con l’inaccettabile conseguenza che le nostre Scuole Pubbliche saranno definitivamente abbandonate alle logiche del clientelismo locale.