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Sponsor privati per la manutenzione degli edifici

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“Lo Stato sembra non avere più soldi se non pochi spiccioli, perciò abbiamo pensato di rivolgere un appello alle aziende private affinché la scuola possa davvero formare gli studenti per il mondo del lavoro”.
“In Italia ci sono 40 mila edifici scolastici. Quindici anni fa fu calcolato che occorrevano circa 20 mila miliardi di lire, ovvero 5 miliardi di euro attuali, per ristrutturarli ed evitare incidenti. Negli ultimi tre anni però i fondi per la scuola hanno subito un taglio di 8 miliardi, usati per Alitalia e per togliere Ici e sappiamo come sono andate a finire queste due vicende. La situazione è gravissima. Ci sono centinaia di incidenti al giorno e vogliamo evitare casi come quello del povero Vito Scafidi a Rivoli “.
Ma cosa vorrebbero in cambio le aziende private?
“La Fondazione Roma, ad esempio, finanzia da anni centinaia di laboratori multimediali e informatici di scuole elementari, medie e superiori, pretendendo in cambio solo una targa di 20 cm per 40 affissa fuori dalle aule dei laboratori. Nonostante ci siano regioni all’avanguardia come Trentino, Veneto e Toscana, la maggior parte degli enti locali è al collasso perché spende male, specie al centro-sud. L’appello che da sempre rivolgiamo come Associazione Presidi agli enti locali è quello di fare meno sagre della salsiccia o della castagna e investire nella scuola ma chiediamo aiuto anche alle aziende. A me, come cittadino romano, fa piacere vedere il Colosseo restaurato con i soldi di un privato e mi piacerebbe fosse così anche per le scuole”.
Se tuttavia il cambio è una targa appesa all’ingresso della scuola, si potrebbe pure fare, il problema scatterebbe qualora le aziende chiedessero altro, come è nelle loro reali esigenze di profitto, a livello per esempio di monopolio di un prodotto, mentre si dovrebbe pure stipulare una sorta di “carta” all’interno di ciascuna scuola per stabilire e selezionare gli sponsor.
Il rischio è infatti che la grande mole di esigenze dentro cui è immersa la scuola, potrebbe innescare una sorta di reazione a catena propagandistica-pubblicitaria, per cui corridoi, palestre, ingressi e forse perfino aule si riempierebbero di reclami e cartelloni di tutte le aziende possibili, compresi locandine e programmi e manifesti che sponsorizzano scuole private, come è già successo in un istituto secondario superiore.