Home Attualità Stipendio, previsto un aumento di 95 euro dalla legge di bilancio

Stipendio, previsto un aumento di 95 euro dalla legge di bilancio

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Sarebbe di 95 euro mensili lordi l‘aumento di stipendio che la legge di Bilancio dovrebbe portare ai lavoratori della scuola. Troppo poco per rimpinguare le tasche di docenti e personale Ata, fra le più vuote d’Europa.

Fondi insufficienti dalla legge di bilancio

Dalla legge di bilancio arriveranno 3 miliardi e 715 milioni di euro per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, anche se i sindacati hanno chiesto almeno altri 2 miliardi, il governo avrebbe intenzione comunque di aumentare la dotazione finanziaria di non più di 500 milioni di euro, si legge su Italia Oggi.

Ad ogni modo, parte di questa cifra rimarrebbe comunque indisponibile per garantire la perequazione delle retribuzioni più basse prorogando le misure già adottate con il precedente contratto. E questo andrebbe a condizionare inevitabilmente gli aumenti anche dei dipendenti con stipendi più alti. 

Resta il divario fra stipendi alti e stipendi bassi

Complessivamente, la retribuzione del personale scolastico si colloca al di sotto della media del pubblico impiego di circa 6 mila euro. E il divario è destinato ad ampliarsi, se non verrà modificato il criterio con il quale vengono fissati gli importi degli incrementi retributivi da applicare alle varie categorie del pubblico impiego. Criterio che al momento va a privilegiare i lavoratori con stipendi più alti che avranno aumenti sempre maggiori a danno dei lavoratori con stipendi base più bassi.

Contratto scuola scaduto da due anni: a quando il rinnovo?

Il contratto scuola è scaduto il 31 dicembre 2018, come abbiamo riportato in precedenza, ma al momento non sono previsti i tavoli tecnici con le organizzazioni sindacali che dovrebbero portare al rinnovo del contratto scuola 2019-2021.

L’intesa sottoscritta il 23 aprile 2019 con le organizzazioni sindacali prevedeva un rinnovo contrattuale volto a recuperare, nel corso del triennio 2019-2021, la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni e avvicinarle il più possibile ai livelli europei, in cui un docente tedesco guadagna in molto di più rispetto al collega italiano.