Home Attualità Strage di Piazza Fontana, 12 dicembre 1969: una data da ricordare

Strage di Piazza Fontana, 12 dicembre 1969: una data da ricordare

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Quello del 12 dicembre del 1969 è ormai ricordato come uno dei giorni più drammatici della storia italiana della seconda metà del ‘900.
I meno giovani lo ricordano bene, i più giovani dovrebbero ricordarlo.

La bomba alla Banca nazionale dell’Agricoltura

Nel pomeriggio di 51 anni fa una bomba carica di 7 chili di tritolo esplose nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano.
Gli effetti furono terribili: 17 morti e poco meno di un centinaio di feriti.
Nelle stesse ore anche a Roma ci furono altri 3 attentati analoghi, con 16 feriti. Un’altra bomba inesplosa venne ritrovata a Milano nella sede della Banca Commerciale Italiana.
Iniziava quel giorno la stagione della “strategia della tensione”.
Il disegno che sosteneva gli attentati era quello di ingenerare nelle istituzioni e soprattutto nei cittadini timore e paura in modo da favorire l’assunzione di misure eccezionali di carattere autoritario.
Le indagini puntarono subito sulla cosiddetta “pista anarchica” che si rivelò però ben presto poco credibile, per più di un motivo.
Venne arrestato, fra gli altri, l’anarchico milanese Giuseppe Pinelli che morì cadendo da una finestra della Questura: l’inchiesta condotta dal giudice D’Ambrosio si chiuse con un’archiviazione perché venne stabilito che Pinelli cadde dalla finestra subito dopo essere stato colto da un malore.

L’omicidio Calabresi

All’epoca dei fatti il capo della questura milanese era Luigi Calabresi (per inciso padre di Mario Calabresi, giornalista, direttore di Repubblica dal 2016 al 2019) che venne immediatamente additato come il responsabile “morale” della morte dell’anarchico (c’era persino chi adombrava il sospetto che Pinelli potesse essere caduto, ma non accidentalmente).
Nel 1972 Calabresi venne assassinato nei pressi della sua abitazione da due esponenti del gruppo di Lotta Continua, la cui testata omonima aveva iniziato fin dal dicembre del ’69 una violenta campagna di delegittimazione nei confronti del questore.
Dopo la morte di Pinelli, peraltro, l’opinione pubblica si divise: da un lato coloro che davvero pensavano che la matrice della strage fosse anarchica e dall’altro chi parlava di impronta tipicamente fascista.
Lo stesso Indro Montanelli, giornalista di punta di quel periodo che non poteva essere considerato simpatizzante della sinistra, disse che gli anarchici non potevano essere autori dell’attentato perché la tradizione anarchica è di ben altro tenore.
Alla vicenda di Pinelli si ispirarono artisti e uomini cultura con canzoni e racconti. Anche Dario Fo scrisse un testo teatrale dal titolo “Morte accidentale di un anarchico”

Dalla stagione degli attentati agli “anni di piombo”

La storia giudiziaria della strage inizia nel 1972 e – dopo alterne e complesse vicende processuali nel corso delle quali emerge anche il coinvolgimento dei servizi segreti italiani e di altri Paesi – si conclude poco dopo il 2000 con la condanna di esponenti della cosiddetta “destra eversiva”.
Pochi anni dopo gli eventi del dicembre del 1969 arrivano altre stragi di analoga matrice: da Piazza della Loggia (Brescia, maggio 1974) all’attentato al treno Italicus (San Benedetto Val di Sambro, agosto 1974).
Di lì a poco iniziano i primi attentati firmati dalle Brigate Rosse che culminano nel sequestro dell’onorevole Aldo Moro, sono gli “anni di piombo”, ma questo è un capitolo del tutto diverso

Questi – in estrema sintesi – i fatti ed è quindi facile capire il motivo per cui la strage di Piazza Fontana viene considerato un evento di grande rilievo.
Tanto che c’è chi sostiene che la storia dell’Italia repubblicana si divide in due capitoli: la storia prima fino al 12 dicembre del 1969 e una seconda storia che inizia subito dopo.