Home Archivio storico 1998-2013 Ordinamento Studenti in protesta in tutta Italia: contro l’austerity e ddl Aprea

Studenti in protesta in tutta Italia: contro l’austerity e ddl Aprea

CONDIVIDI

“Torniamo in piazza dopo il 14 novembre – dice Federico del Giudice portavoce della Rete della Conoscenza – per dimostrare come gli studenti non abbiano paura malgrado la spaventosa repressione ordinata dalla forze dell’ordine il giorno dello sciopero europeo e per rivendicare come la nostra generazione abbia la volontà di lottare contro le politiche di austerity che in Italia, come in altri paesi europei, hanno distrutto il welfare ed eliminato i diritti”.
E il coordinatore dell’ Unione degli studenti: “Sono centinaia le scuole occupate in tutta in Italia per protestare contro l’ex ddl Aprea e la privatizzazione della scuola pubblica oggi siamo in piazza e siamo partiti dalle nostre scuole per ribadire ancora una volta con forza che non si può toccare la scuola pubblica”.
“Oggi a Roma come studenti universitari siamo di nuovo in piazza, malgrado la repressione del 14 novembre e i lacrimogeni sparati dal ministero della giustizia sui quali ancora non è stata fatta chiarezza – sottolinea Luca Spadon portavoce di Link coordinamento universitario – vogliamo riaprire il centro di questa città, vogliamo poter manifestare sotto i palazzi del potere, come avviene in tutti i paesi europei, dove troppo spesso vengono prese delle decisioni sopra le nostre teste e pretendiamo i numeri identificavi sopra i caschi della polizia pratica anche essa in uso in tutta Europa”. 
Sventolano bandiere della Palestina in testa al corteo degli studenti a Roma. A guidare la manifestazione, che sta attraversando il quartiere Testaccio, c’é un furgoncino verde militare sul quale sono esposti ironicamente caschi e scolapasta, alcuni dei quali sono anche indossati dai manifestanti per protestare "contro le dichiarazione del prefetto, per il quale chi indossa il casco è punibile". 
Tra i cartelli esposti ce ne è uno che recita in romanesco "semo venuti già menati", in riferimento agli scontri al corteo dello scorso 14 novembre sul Lungotevere. 
PROF, IN PIAZZA CON NOSTRI FIGLI E STUDENTI – "Io ho due figli, di 15 e 17 anni che stanno protestando anche nelle loro scuole. Mi sembra doveroso essere in piazza anche per loro, per unire la lotta degli studenti, dei precari e dei professori, per la scuola pubblica". Così Patrizia, una prof di lettere di Padova, dal corteo dei Cobas, spiega la sua presenza in piazza. "I sindacati che hanno firmato l’accordo col governo – prosegue la prof padovana – ci hanno svenduto per un piatto di lenticchie". "Sono qui perché da anni che difendo la scuola pubblica – le fa eco Annamaria, un’altra manifestante che insegna in un istituto comprensivo di Roma – contro la riduzione dell’organico, contro l’orario spezzatino, per i miei studenti e per difendere la scuola che deve formarli come cittadini. Dietro questo disegno del governo sembra ci sia la volontà di portare le nuove generazioni verso l’ignoranza". Al megafono un’altra manifestante spiega: "con la spending review i docenti inidonei saranno obbligati a ricoprire il ruolo di Ata, 3500 docenti dequalificati per una questione di spesa, quando hanno trovato il soldi per tutti. E’ una cosa che fa soffrire".
Al grido di “La scuola è nostra e la difendiamo” a Napoli hanno partecipato migliaia di ragazzi.
Presenti anche ragazzi di istituti di Caserta, Avellino e Benevento. Ad aprire il corteo due striscioni "Non ci avrete mai come volete voi" e "Studenti liberi", gli slogan in riferimento ai fatti seguiti alla manifestazione di Roma del 14 novembre.
“Il ddl Aprea – ha detto un rappresentante degli studenti di Napoli – attacca la democrazia nella scuola. Noi chiediamo che venga realizzata una controriforma che introduca una commissione paritetica, un organo collegiale che veda lavorare insieme docenti e studenti per la realizzazione del piano formativo”.
Migliaia di studenti in piazza anche a Palermo e Catania. Alcuni di loro sfilano anche con una bara di cartone simbolo della "morte della scuola pubblica". Il lungo serpentone, organizzato dal coordinamento degli studenti medi e Cobas, con in testa lo striscione dell’ assemblea delle scuole palermitane in agitazione è partito da piazza Politeama e sta attraversando le vie del centro.
A Massa gli studenti hanno sfilato vestiti di rosa per ricordare il 15enne che si è ucciso a Roma, dopo gli insulti omofobi. Maschi e femmine si sono dipinti le unghie con smalto di colore rosa, hanno mostrato sciarpe felpe e cappelli dello stesso colore, hanno camminato per mano e si sono stretti in forti abbracci. “Oggi siamo tutti vestiti di rosa, tutti gay per la società, tutti suicidi”
A Pisa circa 250 studenti medi superiori insieme ad alcuni militanti dei Cobas hanno sfilato per le vie del centro. Durante il corteo alcuni giovani sono entrati all’ interno dei palazzi di Provincia e Comune e hanno appeso striscioni di protesta. Poi, tornati in piazza, hanno bruciato una bandiera del Pd, partito di maggioranza relativa in città. A Palazzo Gambacorti, sede del municipio, i manifestanti hanno forzato il blocco delle forze dell’ordine e dopo alcuni momenti di tensione con gli agenti una delegazione è stata autorizzata a salire ai piani superiori dove è stato successivamente esposto uno striscione con la scritta: “Noi studenti non siamo merce. Produciamo conflitto contro le istituzioni delle banche”.
A Firenze un gruppo di circa duecento studenti è entrato nella stazione. Una parte di loro, scortati dalla polizia, si è limitata ad attraversare l’atrio, mentre alcuni, circa un centinaio, si sono staccati e sono scesi su un binario, bloccando la partenza di un Eurostar diretto a Venezia.