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Studenti laureati nel “limbo”, pure negli Stati Uniti la crisi lavorativa si sente

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La crisi occupazione giovanile non risparmia nessun Paese. Secondo il New York Times anche negli Stati Uniti ormai c’è un’intera generazione incastrata in una specie di purgatorio lavorativo: si tratta di giovani laureati la cui carriera stenta a decollare, costretti ad impieghi che non offrono loro prospettive future. Al punto che alcuni sociologi l’hanno già classificata come la generazione “limbo”.
Secondo il quotidiano, si tratta di ragazzi culturalmente preparati costretti dalla congiuntura economica ad attendere con pazienza “che l’economia migliori e che si presentano buone opportunità lavorative. Alcuni lo fanno col dente avvelenato, frustrati che le loro carriere lavorative sono alla deriva. Altri lo fanno ansiosi di sapere come faranno a pagare l’affitto”.
“I numeri non sono clementi”, scrive il giornale, perché “circa il 14% dei laureati tra il 2006 e il 2010 stanno ancora cercando un impiego, mentre coloro che descrivevano il loro lavoro come una `carriera’ è crollato dal 30 al 22%”. Tutto ciò senza considerare coloro che, dopo aver frequentato per quattro anni una delle costose università private americane (il cui costo medio è di 35.000 dollari l’anno), sono sottoccupati.
“Abbiamo fatto tutto ciò che ci era richiesto”, ha spiegato al quotidiano Stephanie Morales, 23 anni, laureata nel 2009 da Dartmouth College, la più piccola università dell’Ivy League, titolo che accomuna le otto più elitarie università private della costa dell’Est degli Stati Uniti. Sperava di lavorare in campo artistico, si è trovata a fare la cameriera per pagare le rate del mutuo che aveva contratto per pagare le rette universitarie. E a Morales è andata anche meglio che non ad alcuni dei suoi compagni che si trovano a fare affidamento sui sussidi del governo per arrivare a fine mese.
Ma – nota il NyTimes – c’è anche gente che ha un atteggiamento più rilassato: “Dopotutto, buona parte della situazione non dipende da loro”. Amy Klein, 26 anni, laureata ad Harvard nel 2007, non trovando lavoro si è dedicata alle proprie aspirazioni artistiche e adesso fa parte della band punk rock ‘Titus Andronicus’. Una morale positiva che possono permettersi, però, solo quelli con famiglie agiate alle spalle: per gli altri si prospetta un periodo buio, fatto di impieghi poco gratificanti e spesso di sogni infranti.