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Sui Tfa l’altolà dei sindacati

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Continua a far discutere la decisione del Miur di ritoccare al ribasso gli oltre 23 mila Tfa, i percorsi universitari di formazione decretati dall’ex ministro Gelmini poco prima di lasciare l’incarico. I sindacati più rappresentativi, che si recheranno di nuovo a viale Trestevere la prossima settimana (le date probabili sono il 9 o il 10 gennaio), hanno spiegato che numeri e modalità per acquisire l’abilitazione non possono essere più trattati separatamente dal reclutamento.
L’impressione è che al momento la questione Tfa sia avvolta dalla confusione. L’unico dato certo è che a fine febbraio si svolgeranno le prove di accesso ai corsi: fonti vicine al Cineca, cui è stata affidata l’organizzazione delle selezioni, dicono che per essere inseriti nelle graduatorie di abilitazione gli aspiranti docenti dovranno necessariamente superare un test preselettivo, con domande a risposta multipla, poi una verifica scritta ed infine l’orale. Il tutto in tempi record, perché il ministro Profumo intende accogliere anche loro, i neo-abilitati tramite i Tfa, nel concorso pubblico annunciato per il secondo semestre del 2012 (ma che più realisticamente a questo punto dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2013).
Nelle ultime ore lo Snals ha prodotto un documento attraverso cui chiede espressamente “il rifacimento dei due decreti emanati in data 11/11/2011, a firma del Ministro Gelmini, nonostante siano ormai atti definitivi, pubblicando al loro posto nuovi decreti, a firma del Ministro Profumo, che correggano le improprietà segnalate dalle OO.SS. sia nel titolo che nei contenuti del decreto relativo alla scuola dell’infanzia e primaria (vi è un clamoroso refuso, poiché al posto di “e per la scuola primaria” è stato scritto “e per la scuola materna” ndr) sia migliorando il testo di entrambi in accoglimento delle richieste sindacali”. Il sindacato guidato da Marco Paolo Nigi ha evidenziato, inoltre, “la necessità di tutelare i partecipanti a tali corsi, intervenendo presso le Università, invitandole a ridurre al minimo i costi di partecipazione”, ma anche “l’importanza della non contemporaneità dei test per classi di concorso cui si accede con il medesimo titolo di accesso, per consentire la partecipazione a più prove di accesso”. Lo Snals ha poi “sottolineato le gravi preoccupazioni degli aspiranti, con particolare riferimento a coloro che hanno già lavorato nella scuola, che da anni, ormai, non hanno avuto né la possibilità di abilitarsi né la possibilità di partecipare a concorsi ordinari”. Il sindacato autonomo ha infine chiesto al Miur di “fornire informative preventive esaustive su tutte le materie e i decreti in corso di emanazione, ivi compreso quello di selezione dei tutor”.
Chi è convinto che “nella pubblicazione dell’atteso decreto devono essere accompagnate” le indicazioni “sulla selezione dei tutors da reclutare presso le università” è anche l’Anief. Nelle ultime ore l’associazione sindacale di Marcello Pacifico ha chiesto che dalle modifiche al regolamento ministeriale si inserisca “la possibilità di ammettere in sovrannumero sia i docenti abilitati, alla luce dei tagli apportati dalla riforma, sia i docenti precari con anni (almeno tre ndr) di insegnamento alle spalle, vista la normativa comunitaria che riconosce le professioni, sia i laureati con il titolo di dottore di ricerca”.
Secondo l’Anief, però, l’importante è arrivare alla selezione con regole certe e chiare: “non appare condivisibile – sottolinea il giovane sindacato siciliano – la richiesta della Gilda di procedere fuori dalle regole con delle modifiche che non rispettano quanto previsto dalla normativa e che porterebbero al nascere di un duro contenzioso nelle aule giudiziarie”. L’Anief auspica dunque che il Miur d’ora in poi proceda con maggiore cautela: la stessa che andrebbe adottata affrontando il tema dei concorsi, annunciati probabilmente con troppa disinvoltura nei giorni scorsi dal Ministro. Secondo l’organizzazione di Pacifico siamo di fronte ad un campo minato che necessita di “debite riflessioni”, da parte “di tutti gli attori, vista la delicatezza e la pluralità delle posizioni in gioco: da una parte, i giovani aspiranti insegnanti, dall’altra, i non più giovani specializzati anch’essi presso le università, per non parlare di tutti gli altri precari, che aspirano all’agognato ruolo”.