Home Politica scolastica Supplenti: al nord non bastano, al sud non lavorano

Supplenti: al nord non bastano, al sud non lavorano

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Il nostro sistema scolastico è davvero complesso e per certi aspetti perfino indecifrabile.
Anzi sembra persino senza regole.

Una questioni più difficili da comprendere (e soprattutto da risolvere) riguarda le diverse, diversissime situazioni che si creano a livello regionale nonostante che le norme e le disposizioni siano perfettamente identiche su tutto il territorio nazionale.
Per esempio, al temine della prima fase delle chiamate dirette in quasi tutte le province del nord restano ancora vacanti tanti, tantissimi posti.
Posti che quasi certamente rimarranno scoperti nella stessa misura anche dopo le operazioni di assegnazione provvisoria (anzi, se andrà a buon fine il rientro al sud sui posti di sostegno assegnati ai docenti senza titolo di specializzazione le cattedre vacanti tenderanno persino ad aumentare).
E’ vero che ci sarà una seconda ondata di chiamate dirette, quando si saranno concluse le procedure concorsuali, ma bisogna anche tenere conto del fatto che in molti casi i vincitori saranno in numero inferiori ai posti messi a concorso.
Insomma, il risultato è scontato: fra una settimana, quando inizieranno le lezioni, in diverse province del nord migliaia e migliaia di cattedre resterenno libere e dovranno essere assegnate, per lo meno provvisoriamente a insegnanti supplenti delle graduatorie di istituto.
Ma il paradosso non finisce qui; in diverse scuole, le graduatorie di istituto, soprattutto quelle della primaria, potrebbero esaurirsi in pochissimi giorni.  
Esatttamente il contrario di ciò che accade nelle province del sud dove, al contrario, supplenti anche con punteggi elevati riescono a mettere insieme in un anno pochi giorni di lavoro, tanto da essere costretti a lavorare in scuole private, molto spesso con tutele scarsissime.

 

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Insomma, ci troviamo di fronte ad una Italia che funziona a due (e forse persino a 3) velocità diverse.  
Difficile individuare una soluzione ragionevole per questo problema a meno di non incominciare a pensare a regole diverse per le diverse regioni.
La strada è difficile e tortuosa, ma d’altra parte gli accordi siglati in Sicilia e in Sardegna in materia di copertura dei posti di sostegno, sembrano andare proprio in questa direzione.