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Supplenti, Giannini dice no grazie? Allora li assuma tutti come vuole l’Unione Europea

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 Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, dice che vuole eliminare i supplenti? Allora si metta all’opera, perché non deve fare altro che assumerli. Così risponde l’Anief alle dichiarazioni rilasciate dal titolare del Dicastero del Miur a proposito della necessità di “prendere coscienza che le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve” e che vanno “riconsiderate in quanto già dall’inizio dell’anno scolastico si conoscono alla perfezione quali e dove sono i posti da sostituire stabilmente”.

Se veramente il Ministro Giannini vuole risolvere il problema del precariato in Italia – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ha una sola via d’uscita: chiedere al suo Governo di farla finita di ignorare i richiami dell’Unione Europea e tramutare in contratti a tempo indeterminato almeno la metà delle 140mila supplenze di lunga durata, la metà di tutta la PA, che gli uffici scolastici periferici sottoscriveranno nei prossimi giorni”.

Solo una scelta radicale di questo tipo – continua Pacifico – rappresenterebbe la svolta nell’affrontare il problema della mancata stabilizzazione di tanto personale, il cui operato è indispensabile per l’organizzazione e per il buon andamento della didattica. La loro assunzione, abbinata al recupero degli scatti stipendiali oggi negati, rappresenterebbe un saggio anticipo dei tempi: perché eviterebbe che tocchi ai tribunali del lavoro italiani stabilizzare i precari italiani, con almeno 36 mesi di servizio svolto, a seguito della pronuncia favorevole della Corte di Giustizia Europea. Con tanto di condanna dello Stato italiano a cospicui risarcimenti danni, anche per aver negato gli scatti di anzianità e la conversione dei contratti dal 30 giugno 31 agosto”.

L’Ufficio Studi Anief ha rilevato – analizzando gli ultimi rapporti annuali della Ragioneria Generale dello Stato e dall’Inps – che dal 2001 ad oggi lo Stato italiano ha assunto nelle scuole pubbliche 258.206 insegnanti. Ma rispetto alle necessità effettive e al turn over dovevano essere oltre 50mila in più. Nello stesso periodo, infatti, gli insegnanti che hanno lasciato il servizio e sono andati in pensione sono stati 295.200. Con il gap che diventa ancora più vistoso se si pensa che i posti dichiarati liberi dal Miur nello stesso periodo sono stati ben 311.364.

Dai numeri ufficiali emerge, inoltre, che a partire dall’anno scolastico 2001/2002 le scuole hanno utilizzato 1.241.281 insegnanti precari assunti con contratto sino al termine dell’anno scolastico. Una buona parte di questi posti andrebbero però considerati a tutti gli effetti liberi. Quindi utili per ulteriori assunzioni.

Inoltre, sempre dal 2001, a dispetto della direttiva comunitaria i contratti annuali o fino al termine dell’anno scolastico conferiti ai docenti si sono incrementati di oltre il 20%, passando da 96.915 a 120.339. Complessivamente – considerando anche il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario – per il funzionamento ordinario degli istituti scolastici le supplenze sono aumentate da 105.000 a 140.000 unità. E nel contempo le spese per il personale a tempo determinato sono aumentate di 348 milioni di euro dal 2007 (+68%). Mentre nella Sanità – dove si è proceduto alla stabilizzazione di 24.000 unità – si è prodotto un risparmio di 80 milioni di euro.

La verità è che per lo Stato italiano – continua Pacifico – è finito pure il tempo di realizzare il servizio pubblico scolastico guadagnando sui precari: precarizzare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego, infatti, aumenta la spesa, specie da quando le nuove immissioni in ruolo dal 2011 avvengono col meccanismo illegittimo dell’invarianza finanziaria. Allora basterebbe rivisitare il numero di organici a disposizione per svuotare le graduatorie dei docenti precari. A tal fine, occorre attuare da subito un piano straordinario di immissioni in ruolo pari a 125 mila unità, di cui almeno 60mila da attuare subito, tra cui 13mila Ata, perché tali sono i posti vacanti e disponibili”.

Per avere la conferma se il posto occupato dal supplente è vacante e disponibile, da collocare quindi fino al 31 agosto e non al 30 giugno 2015, i supplenti possono inviare all’Ambito Territoriale e al dirigente scolastico l’istanza di accesso agli atti che il sindacato mette a loro disposizione e trasmettere al legale l’eventuale risposta.