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Supplenti record a settembre, un preside: “Tanti arrivano e dicono di non aver mai insegnato”

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L’effetto delle uscite anticipate con Quota 100 e del ritardo dei concorsi si fa sentire: a settembre saliranno in cattedra 170mila precari. Una situazione difficile con i sindacati già in allerta.

I presidi gridano al disastro. Uno di loro, a La Repubblica, disegna un quadro desolante. Carlo Braga, dirigente scolastico dell’Istituto tecnico “Salvemini” di Casalecchio di Reno, commenta amaro: “Più peschi in basso nelle graduatorie, più diventa alto il problema: non hai insegnanti di qualità. Allora senti bussare gli studenti alla porta del tuo ufficio: preside, ma il prof di inglese ci parla solo in italiano. E ti vedi arrivare le mail dei genitori: sarà anche laureato in matematica ma non la sa spiegare. Questa lotteria va fermata”.

Il bilancio di Braga è senza fraintendimenti: “Il prossimo anno tra pensionamenti e altro ne perdo una quarantina, uno su quattro. La crescita delle supplenze fa male ai ragazzi. Qui c’è gente di 40 anni che ha deciso di cambiare lavoro e vuole entrare in aula senza avere la più pallida idea di come si fa. Una rincorsa sfinente a coprire i buchi e non parliamo di quello che accade per il sostegno”.

I pensionamenti con quota 100

Nella scuola le rinunce sono state superiori agli altri comparti: le domande si sono fermate a 27 mila, rispetto alle oltre 60-70 mila di cui si parlava quando è stato varato il provvedimento a seguito dell’ultima legge di Bilancio.

Nella scuola l’assegno a quanto ammonta? L’Inps non ha fornito ancora tabelle legate alle varie professioni e a vari comparti.

Tuttavia, si può presumere che si collochi nella media nazionale, soprattutto quando si parla di docenti: stiamo attorno, quindi, ai 1.600-1.700 euro netti.

Per il personale Ata, invece, l’assegno è al di sotto: sulle 1.300 euro medie.

Mentre i dirigenti scolastici si collocano alcune decine di punti percentuali sopra gli insegnanti: sempre in media non superiore ai 2.500 euro, anche se in questo caso molto dipende dall’età in cui il docente è diventato preside.

Molti di quelli che non sono andati via con almeno 38 anni di contributi e 62 di età, lo hanno fatto per via della decurtazione eccessiva, anche superiore ai 300 euro netti mensili.

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