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Svezia: dall’immunità di gregge alle restrizioni

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Fino a poche settimane fa la Svezia era stata il solo Paese europeo a non mettere in atto alcun tipo di lockdown, lasciando quindi sempre aperte le scuole, non ritenendo obbligatorie le mascherine o altre forme di protezione e riducendo il rischio di assembramenti all’esterno e nei locali, in virtù della normativa che impone di non vendere alcolici dopo le 20, diffusa in tutti i paesi scandinavi.

All’inizio di gennaio 2021 è stata pubblicata la ricerca “Open Schools, Covid 19 e morbilità di bambini e insegnanti”, a cura del Karolinska Institute, che da metà marzo 2020 alla fine di giugno ha seguito l’iter del contagio nelle scuole svedesi. Nonostante la Svezia abbia mantenuto aperte le scuole e gli asili, durante la pandemia di SARS-CoV-2 abbiamo riscontrato una bassa incidenza di Covid-19 grave tra gli scolari e i bambini in età prescolare. Tra gli 1,95 milioni di bambini di età compresa tra 1 e 16 anni, 15 bambini avevano la Covid-19, MIS-C, o entrambe le condizioni, e sono stati ammessi in terapia intensiva, che è pari a 1 bambino su 130.000, afferma il gruppo dei ricercatori guidati dal dottor Jonas Ludvigsson.

La scuola svedese e le nuove restrizioni: intervista

Da poco più di una settimana, tuttavia anche la Svezia ha cambiato rotta rispetto alla gestione dell’emergenza Covid 19, infatti il Parlamento di Stoccolma ha approvato il 7 gennaio scorso una legge che dà al governo socialdemocratico nuovi poteri e che consentirà di chiudere d’uffici, negozi, centri commerciali e trasporti pubblici, oltre alle classi scolastiche per alunni che hanno oltre 13 anni.

Cosa succede nelle scuole svedesi e in generale quale clima si respira, all’indomani dello storico provvedimento, mentre i casi di contagi sono in aumento e soprattutto è sempre più elevato il rapporto tra decessi e numero di abitanti? Le scuole, aperte anche durante la prima ondata, spesso con minacce di intervento degli assistenti sociali ai genitori che sottraevano i figli all’obbligo scolastico, ora stanno gradualmente chiudendo, infatti già a dicembre didattica a distanza per gli over 16 anni.

Lo abbiamo chiesto al dirigente scolastico Giorgio Mezzanotti, di origini italiane ma da anni trapiantato a Stoccolma, dove dirige una delle scuole dell’infanzia Jensen.

La situazione è gestibile, tuttavia è solo dopo il recente provvedimento del Parlamento che le misure restrittive hanno cominciato ad essere messe in pratica. Si tratta per la scuola non di obblighi, ma di forti raccomandazioni. Per esempio, l’uso della mascherina non è obbligatorio, ma se un bambino manifesta sintomi oppure uno dei suoi familiari dichiara di essere positivo, il piccolo alunno viene rimandato a casa e al momento in cui l’insegnante lo riconsegna ai familiari indossa la mascherina e anche la visiera, entrambe fornite dalla scuola; questo non avviene però necessariamente durante le ore scolastiche ordinarie“.

Come avete vissuto la recente forte ondata di contagi a livello organizzativo?

Ci sono stati dei momenti topici, ma nel complesso ho sempre avuto la possibilità di avere docenti supplenti per sostituire i colleghi in malattia, quindi le attività sono continuate senza interruzione. Le assenze dei bambini sono state contenute, comunque oltre il 50% di loro ha frequentato regolarmente anche durante i momenti più critici. La continuità, proprio perché per tutte le scuole svedesi fino a poche settimane fa non sono state imposte chiusure, soprattutto per i più grandi, gli studenti delle secondarie, ha anche significato privilegiare la socialità e i contatti”.

Come il Paese e il sistema scolastico stanno vivendo le ultime e nuove restrizioni?

Direi bene, si tratta sicuramente di provvedimenti che dovrebbero arginare i contagi, per esempio dal 7 gennaio è diventato obbligatorio l’uso delle mascherine sui mezzi pubblici. Non tutti sono favorevoli e, sempre a proposito dell’uso della mascherina, non sono in molti ad indossarla nei luoghi pubblici e, come dicevo, anche nelle scuole. Probabilmente alcune decisioni restrittive sono diventate necessarie, ma fino ad ora la situazione generale è stata sempre gestibile”.