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Taglio cuneo fiscale, Giuliani: “Aumento stipendi di circa 40 euro al mese che non risolve il problema del precariato” – PODCAST

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Ieri, 1 maggio, il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani è stato ospite di Open Day, programma di Radio Cusano Campus, discutendo, in occasione della Festa dei Lavoratori, di scuola, formazione e lavoro.

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La discussione ha avuto come oggetto le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha parlato di precari e lavoro minorile. “Il problema del lavoro minorile purtroppo riguarda molti ragazzi. Poi c’è il problema opposto, quello dei Neet, che comporta problemi seri. Senza titoli, competenze, il percorso lavorativo difficilmente è di qualità. Mattarella ha fatto riferimento anche alla piaga della precarietà e della sicurezza”.

Lavoro e scuola, le piaghe del sistema di istruzione

Qual è la situazione della scuola? Giuliani si è concentrato sul precariato: “Nella scuola abbiamo un’altissima percentuale di personale precario, circa 20%, parliamo di 200mila/300mila persone. Non ci sono al momento novità sulla stabilizzazione di questo personale. C’è anche un problema relativo ai pagamenti. A fronte di circa 34mila euro lordi di un dipendente della Pa nella scuola la media è addirittura inferiore ai 30mila. Credo che l’ulteriore taglio del cuneo fiscale andrà a garantire un incremento tra i 50 e i 100 euro, sempre cifre lorde, parliamo di circa 30/40 euro al mese. Non penso che questo possa risolvere il problema”.

“Un altro problema è relativo alle donne, la maggioranza nella scuola. Nella scuola, inoltre, non c’è vera progressione di carriera. Negli altri Paesi, come la Germania, la progressione stipendiale tra inizio e fine carriera è del 100%. In Italia si ferma al 50%. Anche questo fa capire quanto siamo indietro”.

Il problema della fuga dei cervelli

E, sull’accesso al mondo del lavoro: “Un giovane valido, nonostante i titoli, si ritrovano magari precari, o peggio. La scuola garantisce un contratto, dei contributi. Spesso questo neanche avviene. C’è la tendenza ad inquadrare un lavoratore dipendente attraverso modalità che aggirano la contrattualizzazione classica, ad esempio con le Partite Iva. Così i giovani si ritrovano con compensi non garantititi e ridotti, per non parlare delle conseguenze molto negative sulla pensione. Se oggi si va in pensione con un 30% in meno rispetto all’ultimo stipendio per un giovane di oggi si parla, nel futuro, del 50%”.

Non si è potuto non discutere anche in merito alla cosiddetta fuga dei cervelli: “Un ragazzo preparato e valido in Italia spesso è costretto a rivolgersi al mercato estero. Alcune facoltà, come quelle di carattere economico e scientifico, non garantiscono più un impiego con compensi adeguati. All’estero si trovano invece stipendi doppi o tripli rispetto a quelli nostri. Noi poi perdiamo risorse che abbiamo formato”.

“Il Decreto appena approvato va a cambiare il sistema dei Pcto. L’anno scorso dei ragazzi hanno perso la vita in quest’ambito. Non si può perdere la vita per fare uno stage. Effettivamente c’è molto da fare: le convenzioni con le aziende non possono essere affidate al buon senso delle aziende ma garantite dalle scuole attraverso accordi”, ha concluso il direttore Alessandro Giuliani, parlando di alternanza scuola-lavoro.