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Telecamere in tutte le classi fino alle superiori: così Salvini vuole difendere i docenti da alunni e genitori imbecilli

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L’idea del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini di introdurre le telecamere nelle scuole non si limita solo agli asili nido e alle scuole dell’infanzia: l’intenzione sarebbe quella di installarle anche nelle scuole secondarie, fino agli studenti che devono prendere la maturità.

Salvini: uno strumento di difesa

Durante un comizio elettorale a Tivoli, in vista del rinnovo delle cariche del Parlamento europeo, Salvini ha ricordato che la settimana prossima sarà in Parlamento la legge per mettere le telecamere negli asili nido e nelle case di riposo per anziani, voluta fortemente dalla Lega proprio “per difendere bambini, anziani e disabili”.

Poi, il leader del Carroccio ha aggiunto: “Vorrei le telecamere anche nelle scuole dei gradi superiori, ma in questo caso per difendere i professori da alunni e genitori imbecilli”.

Molti docenti sono contrari

Un’iniziativa di questo genere, l’installazione di telecamere in tutti i gradi scolastici, non troverebbe tuttavia l’assenso di molti. I primi a rifiutare l’idea sono i docenti: l’ultimo sondaggio prodotto dalla Tecnica della Scuola su questo tema ha espresso un risultato schiacciante di docenti contrari, perché l’iniziativa sarebbe lesiva della privacy dei lavoratori.

Il no motivato del Garante

Dello stesso parere si è detto il Garante, secondo il quale “nessuna telecamera potrà mai sopperire a carenze insite nella scelta e nella formazione del personale deputato all’educazione e all’assistenza dei soggetti meritevoli della maggiore attenzione”, ha detto qualche mese fa Antonello Soro nel corso di un’audizione tenuta presso le commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro pubblico e privato della Camera.

Interpellato sulla pertinenza delle telecamere nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, Soro ha espresso diverse perplessità sull’iniziativa, confermando anche la posizione negativa del predecessore Francesco Pizzetti: in particolare, ha detto che “si potrebbe condurre un’ulteriore riflessione sul perimetro di operatività della norma, valutando se effettivamente tutti i luoghi indicati presentino un grado di rischio adeguato a legittimare una limitazione comunque importante della libertà del lavoratore nell’adempimento della prestazione educativa o di cura”.

“È auspicabile – ha continuato il Garante della privacy – che siano valorizzate anche le misure volte ad investire, in chiave preventiva, sulla formazione degli operatori, introducendo anche sistemi di controlli più articolati che coinvolgano attivamente il personale tutto e, se del caso, le famiglie stesse senza comprometterne il rapporto fiduciario”.