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Tra il dire e il fare c’è di mezzo il ruolo

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Il 28 luglio 2015 inizia la procedura per l’invio telematico delle domande di assunzione che coinvolgerà decine di migliaia di precari, neo aspiranti ad una cattedra per il prossimo anno scolastico.

Numerose le incognite, visto che è partita, negli ultimi giorni, una vera e propria campagna social “anti-assunzioni” e contro la procedura delMiur. 
L’appello arriva dal coordinamento Precari scuola di Napoli, che invita tutti i docenti d’Italia a dire no alla ‘maledetta domanda di schiavitù volontaria’, così come viene definita dal Movimento.
Nel sostenere queste posizioni ci sono riflessioni del tipo: “Ci chiediamo, ancora, se si debba o no fare la “Domanda”: Ma che domanda? … Che domanda, colleghi? Perché? A chi? Noi siamo in graduatorie statali e abbiamo titolo all’assunzione, dopo anni e anni di sfruttamento! Non siamo aspiranti pivelli che mandano il curriculum a un privato! La richiesta di inoltrare una domanda su tutto il territorio nazionale per essere assunti solo per tre anni in non si sa quale ruolo è un vigliacco e incivile abuso, una vessazione sadica, una tortura psicologica, una chiara violazione dell’art. 3 della Costituzione, una violenza e una prepotenza fatta soprattutto alle precarie, cui si chiede surrettiziamente di rinunciare a un lavoro amato e svolto fino ad oggi in condizioni di estremo disagio logistico, economico e professionale!”.
Ma un appello di questo tipo potrà essere accolto senza mal di pancia.
L’immissione in ruolo, seppur su scala nazionale, è sempre un’ immissione in ruolo, in altre parole per molti docenti è il traguardo tanto sofferto alla fine di difficili percorsi di precariato. Rifiutare un’immissione in ruolo con il conseguente depennamento da qualsiasi graduatoria scolastica è un rischio che pochi insegnanti possono correre.
Probabilmente esistono casi in cui non conviene un trasferimento coatto lontano da casa, dagli affetti della famiglia e dalle proprie abitudini, ma altre situazioni personali, improntate alla libertà d’azione (per la giovane età del candidato) e di scelta, difficilmente rinunceranno ad una stabilizzazione di lavoro.
Si potrebbe sintetizzare: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il ruolo”