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Troppe scuole con caldaie e tubature rotte, chi le ripara? Gli enti locali non hanno soldi

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I tagli agli enti locali si riflettono sulla manutenzione delle scuole: che non ce la fanno a reggere l’ondata di freddo di questi giorni.

Anche mercoledì 11 gennaio, il copione è stato lo stesso che abbiamo vissuto in questo mai forse così tribolato rientro dalle festività natalizie: in diversi istituti le lezioni non si sono svolte oppure non sono state regolari, per via di temperature fortemente al di sotto di quelle canoniche a seguito del malfunzionamento delle caldaie, troppo spesso logore per via dei tanti anni di utilizzo e della mancata manutenzione, e di tubi dell’acqua che andrebbero cambiati.

A puntare il dito contro i tagli ai finanziamenti agli enti locali, sono state le Province. Che hanno snocciolato numeri, all’apparenza, inequivocabili: “serve l’intervento urgente di Governo e Parlamento – ha detto Carlo Riva Vercellotti, presidente della Provincia di Vercelli e vicepresidente Nazionale dell’Upi, Unione delle Province italiane – per azzerare l’ulteriore taglio di 650 milioni di euro che la manovra 2017 ci ha imposto e assicurare risorse aggiuntive che ci permettano di garantire la rimozione della neve su 120 mila km di strade e il riscaldamento di 5mila edifici scolastici per i 2 milioni e mezzo di studenti delle scuole superiori che li frequentano”.

I risultati della trascuratezza della manutenzione delle caldaie sono evidenti. E riguardano anche i Comuni, che gestiscono la manutenzione degli istituti comprensivi.

A Roma sono due giorni che 1.600 ragazzi dei licei Righi e Tasso non possono fare lezione a causa di problemi idrici nell’istituto comune. Se il problema non verrà risolto entro domani gli studenti sono pronti a mobilitarsi.

Circa 320 studenti del Liceo classico ‘Cicognini Rodari’ di Prato stamani non sono entrati in classe in segno di protesta contro le basse temperature nelle aule: hanno manifestato per circa un’ora di fronte alla scuola e poi sono andati a casa.

Stessa protesta a Napoli, dove ragazzi dell’area flegrea sono scesi in piazza, davanti alla sede della Città metropolitana, per denunciare l’assenza di impianti di riscaldamento. In alcune scuole gli alunni si sono difesi dal freddo coprendosi con plaid e coperte. “A oggi gli alunni sono costretti a stare al freddo e stanno saltando le lezioni. Nel caso la precarietà dovesse continuare sarò costretto a chiedere a organi superiori l’intervento per chiudere gli istituti fin quando non sarà rientrata l’emergenza freddo” ha avvertito il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia.

A Gravina di Puglia, uno dei Comuni maggiormente colpiti dall’ondata di maltempo scuole chiuse anche giovedì 12. Lo prevede un’ordinanza del sindaco perché “il gelo fa scoppiare caldaie e tubature, con danni per decine di migliaia di euro e impianti di riscaldamento ko”.

A Palermo la Rete degli studenti ha lanciato il Plai(d)ay, una serie di iniziative per protestare contro i disagi vissuti dagli studenti negli istituti privi di impianti di riscaldamento perché guasti o mai entrati in funzione.

L’11 gennaio, invece, i genitori dei ragazzi che frequentano l’istituto comprensivo Santo Canale di Partanna Mondello, a Palermo, hanno dovuto chiamare la polizia per far accendere i termosifoni, mentre le temperature nel capoluogo siciliano sono insolitamente rigide.

 

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L’Amg gas, che sta eseguendo lavori all’impianto di riscaldamento, ha ultimato gli interventi in un’ala dell’edificio, ma i termosifoni, la mattina erano ancora freddi. I genitori hanno chiamato la polizia e i vigili urbani, così i tecnici dell’Amg hanno acceso parte dell’impianto. Risolto il primo problema, le mamme degli alunni hanno poi verificato che la caldaia non era collegata all’impianto idrico: l’acqua calda per lavarsi le mani è prodotta da sei scaldabagni, tutti rigorosamente guasti.

Allievi al freddo anche in alcune scuole di Quartu, nel cagliaritano. Nell’istituto primario di via Cimabue – ha denunciato Nicola Puddu, rappresentante locale di Fratelli d’Italia-An – i problemi legati al riscaldamento hanno costretto insegnanti e alunni a svolgere le lezioni imbottiti di giubbotti e guanti. Alcuni bambini hanno persino manifestato malesseri a causa del freddo”.

Giovedì 12 gennaio, niente lezioni alla scuola media Barsanti e per alcune dell’ITCG Don Lazzeri Stagi a Pietrasanta (Lucca). Chiuso anche l’asilo nido Scubidù dove in queste ore è scoppiato, a causa del freddo, un tubo dell’acqua che ha mandato in tilt l’impianto di riscaldamento.

“Preferiamo tenere le due scuole chiuse anche domani piuttosto che mandare i ragazzi a scuola con i termosifoni parzialmente funzionanti. Vogliamo evitare nuovi disagi: i nostri studenti ne hanno già subiti anche troppi in questi giorni”, ha detto Simone Tartarini, assessore alla pubblica istruzione del comune di Pietrasanta.

Anche il sindaco di Pontecorvo (Frosinone), Anselmo Rotondo, ha emesso un’ordinanza di chiusura della scuola secondaria superiore di via XXIV Maggio perché non funzionano i termosifoni. Il provvedimento resterà in vigore fino al ripristino del funzionamento dell’impianto di riscaldamento. La manutenzione dell’edificio scolastico è di competenza della Provincia di Frosinone.

“C’era stato detto che il problema si sarebbe risolto in poco tempo – ha detto il sindaco di Pontecorvo -, ma stamattina i ragazzi avrebbe dovuto svolgere le lezioni al freddo. Siamo accanto ai ragazzi, alle famiglie e al mondo della scuola. Di quanto sta avvenendo a Pontecorvo, sono stati avvisati anche il prefetto e la locale stazione dei carabinieri”.