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Tutte le novità dalla Camera sul Ddl 4754

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La discussione in aula del Ddl 4754 si è aperta con l’ampia relazione di maggioranza dell’on. Michele Ricci del gruppo dei Popolari Dem. – Ulivo, cui è seguita la relazione di minoranza dell’on. Antonino Gazzarra di Forza Italia e successivamente gli interventi di altri deputati di Alleanza Nazionale, dell’UDR, della Lega Nord, di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani. Sono trascorsi quasi due anni e mezzo dalla presentazione del provvedimento al Senato (11 luglio 1996). Dopo un lungo periodo di scontri, emendamenti e mediazioni, il disegno di legge è stato finalmente approvato il 1° aprile 1998 dal Senato ed è approdato alla Camera, dove il 9 settembre scorso è stato licenziato dalla Commissione Lavoro con i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Bilancio, Finanze e Cultura. Nel frattempo disegno di legge ha assunto un contenuto assai più ampio. Un progetto omnibus – come l’hanno definito alcuni parlamentari – che si propone di definire, tra l’altro, una nuova disciplina dei concorsi ordinari, l’espletamento di sessioni di abilitazione riservate ai docenti precari con determinati requisiti di servizio, il conferimento delle supplenze annuali e temporanee, il trasferimento allo Stato del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario dipendente dagli enti locali, le assegnazioni di personale ai Provveditorati di nuova istituzione, la proroga delle graduatorie dei concorsi ad ispettore tecnico, la sottoscrizione dei contratti collettivi decentrati per il personale della scuola e la proroga dei comandi presso gli IRRSAE.

L’on. Stefano Ricci, relatore per la maggioranza ha sostenuto che il disegno di legge ha l’ambizione di risolvere i problemi che da tempo intralciano il funzionamento dell’amministrazione scolastica e di governare un momento di transizione, anche se da parte di tutti vi è la consapevolezza che la piena applicazione della legge n. 341 del 18 novembre 1990 e l’acquisizione dell’autonomia scolastica porteranno inevitabilmente ad un riesame complessivo delle modalità di reclutamento del personale.
L’on. Antonino Gazzarra di Forza Italia ha illustrato la relazione di minoranza ed ha sottolineato il fatto che in Commissione Lavoro siano emersi forti segnali di disponibilità da parte di alcuni esponenti della maggioranza che hanno permesso l’accoglimento di alcuni emendamenti significativi proposti dal suo partito. Pur con qualche riserva Forza Italia si è trovata concorde su molti punti del disegno di legge, fermo restando – ha continuato l’On. Gazzarra – che, “in attesa della annunziata riforma sarebbe opportuno prevedere maggiori salvaguardie per i docenti precari che hanno dato ampia dimostrazione della loro capacità, competenza e professionalità”. E per questo, ai fini delle immissioni in ruolo, occorrerebbe riservare una maggiore percentuale di posti alle graduatorie permanenti rispetto ai concorsi ordinari (nel testo approvato in commissione sono 50% e 50%). Tuttavia, riguardo lo svolgimento delle prove della sessione riservata per il conseguimento dell’abilitazione/idoneità il relatore di minoranza ha puntualizzato che, pur tenendo nel debito conto l’attività già svolta e la professionalità acquisita, si deve evitare il rischio che tale concorso si trasformarmi in un rituale inutile che conferisce ope legis il titolo finale. Per questa ragione ha preannunciato alcuni emendamenti “chiedendo alla maggioranza e, all’interno di essa, alle forze più vicine alle nostre proposte, un gesto di coraggio e insieme di umiltà”, con l’auspicio è che il confronto ancorché serrato, sia privo di pregiudizi e blindature e possa portare all’elaborazione di un testo chiaro, che dia agli interessati la certezza dei propri diritti, conoscendo fin dall’inizio le regole del gioco.
Di tutt’altro tenore l’intervento dell’on. Angela Napoli di Alleanza Nazionale che ha dichiarato la netta contrarietà del suo gruppo al disegno di legge perché, dopo una attenta valutazione, il giudizio è che il progetto costituisca una falsa illusione tanto per i precari quanto per le nuove leve, nonostante la consapevolezza della problematica che investe gran parte del personale precario scolastico e del fatto che i nuovi laureati non abbiano potuto partecipare a concorsi, mai banditi da ben otto anni.
“Si prevede – ha affermato l’on. Napoli – un gigantesco, costosissimo ed inutile concorso, attuato con vecchie regole, che bloccherà la scuola per anni e che comporterà la creazione di nuovo precariato scolastico. Le assunzioni hanno ubbidito, fino ad oggi, ai più svariati criteri: da concorsi a cattedre estremamente selettivi fino a graduatorie a scorrimento per abilitati in corsi speciali, tenendo costantemente in gran conto il servizio prestato”. Tale impostazione è “allarmante perché si diviene insegnanti per il fatto di avere già insegnato, con una sorta di promozione sul campo, contrariamente a quanto avviene per le altre professioni cui si accede con esame di Stato”. Interessanti i dati forniti dalla rappresentante di AN: “per i 13 mila posti vacanti si possono prevedere, in base all’andamento delle precedenti tornate ed al numero delle supplenze annuali, su posto vacante, conferite nel 1997, almeno 3 milioni di domande. Questo significa bloccare l’attività di 6.000 presidi, che dovranno presiedere altrettanti commissioni, e di un numero di docenti triplo”. Con l’aggravante che “il tutto avverrà contemporaneamente sia ai nuovi corsi di formazione, ai quali dovranno partecipare i capi di istituto di ruolo per acquisire la funzione dirigenziale, sia ai corsi riservati per docenti previsti da questo stesso disegno di legge”. (…) “Si avrà così un raddoppio delle domande e degli adempimenti connessi. Ciò non basta. Per tutti i candidati a questa sessione riservata di esami l’amministrazione dovrà organizzare un corso di formazione, con un onere umano ed economico di non poco conto. Si spenderanno miliardi per coprire, di fatto, 13 mila posti di partenza, tendenti ad azzerarsi. Appare quindi chiaro come questo provvedimento trasformerà aspiranti docenti disoccupati in aspiranti docenti altrettanto disoccupati, ma forniti di un titolo di abilitazione”.  
Il provvedimento – ha concluso l’on. Napoli – appare, peraltro, predisposto senza un’attenta analisi dei costi/benefici dell’attività di selezione del personale. Occorrerebbe calcolare i costi del posto di lavoro, i costi vertiginosi del personale addetto alle procedure di selezione, il costo per il reclutamento del personale ATA, il costo della paralisi degli uffici. Non capisco come mai non sia stata richiesta al Governo la predisposizione dell’apposita relazione tecnica, ai sensi dell’articolo 79, comma 5, del nostro regolamento”.
L’on. Alberto Acierno dell’UDR nel suo intervento si è dichiarato favorevole ed ha posto la sua attenzione soprattutto sul fatto che il provvedimento in esame deve essere approvato nel minor tempo possibile, anche se ha annunziato la presentazione di alcuni emendamenti, in gran parte condivisi dalla maggioranza ma anche dall’opposizione, che permetteranno di migliorare ulteriormente il testo.
Per l’on. Fiorenzo Dalla Rosa della Lega Nord si tratta “di un provvedimento atteso e agognato e, come tale, è difficile, dunque, contestarlo in toto. Del resto, sono stati conseguiti risultati apprezzabili: ad esempio, sono stati inclusi nelle sessioni riservate di abilitazione o idoneità i docenti di scuola elementare che abbiano maturato 360 giorni di servizio, come supplenti annuali o temporanei, nel periodo compreso tra l’anno scolastico 1989-90 e quello 1997-98, rimediando così ad una gravissima sperequazione rispetto ai colleghi insegnanti nella scuola materna e negli istituti o scuole di istruzione secondaria o artistica, contemplata nel testo originario.  Tuttavia, non possiamo non tener conto del fatto che il testo approvato dalla Commissione è ancora lontano dalle istanze dei docenti precari, innanzitutto perché non viene mai riconosciuta la professionalità acquisita e non viene stabilito, come previsto dalla legge n. 341 del 1990, che per il conseguimento dell’abilitazione vi sia la discussione di una tesi”.
L’on. Alfredo Strambi del gruppo di Rifondazione Comunista – Progressisti (vicepresidente della Commissione Lavoro) ritiene che il testo licenziato dalla Commissione rappresenti un compromesso positivo, quanto meno accettabile, soprattutto in relazione ai miglioramenti apportati, per quanto possibile, ulteriormente migliorabile nel corso dell’esame in aula e, comunque, tale da ricevere il giudizio di apprezzamento del suo gruppo.
L’on. Luca Cangemi dei Comunisti Italiani ha detto che con questo provvedimento – seppure per molti aspetti inadeguato e condizionato – si riuscirà a dare risposte a problemi concreti di migliaia di lavoratori e che, considerata l’attesa e l’urgenza che vi è in vasti settori, bisogna dare politicamente una risposta. “Proseguire nel ritardo significherebbe infliggere un ulteriore colpo alle condizioni della nostra scuola e, cosa forse ancor più grave, rappresenterebbe un’ulteriore diffusione di processi di sfiducia e di rassegnazione”.
Per l’on. Fortunato Aloi di Alleanza Nazionale, infine, “è chiaro che il precariato produrrà altro precariato; è fuori discussione e non si blocca peraltro con provvedimenti di questo tipo, visto che non si svolgono concorsi da otto anni e che i corsi abilitanti, definiamoli così (nel 1974 si tennero corsi di tale tipo, ed in quella circostanza io fui anche docente), so perfettamente come si svolgono. Pertanto, sulla base di quanto ho detto, sia io che gli onorevoli Napoli e Polizzi e tutto il gruppo di alleanza nazionale ci siamo adoperati, con senso di responsabilità, per un miglioramento del testo. Diciamo “no” a questo provvedimento perché riteniamo che non risponda alle esigenze del mondo del precariato".

Questo il resoconto delle prime giornate di discussione in aula sul Ddl 4754. Molte le divergenze di posizione, ma nel complesso l’orientamento prevalente delle forze politiche è che non si possa rimandare oltre la riforma del sistema di reclutamento e che il bando dei concorsi riservati e ordinari sia alle porte. Se il 4754 riuscisse a passare dalla Camera entro la fine di dicembre, potrebbe essere approvato definitivamente dal Senato a febbraio. Voci provenienti dal Ministero assicurano che a marzo saranno banditi i concorsi per i vari ordini e gradi di scuole e che tutta l’operazione potrebbe costare alle casse dello Stato dai 1.000 ai 1.200 miliardi. Ad ogni buon conto, i più informati sostengono che di queste somme non v’è alcuna traccia nella finanziaria ’99.