
Quali metodologie didattiche stanno utilizzando i docenti più giovani? A chiederlo ad uno di loro, un 32enne prof creator che insegna storia e italiano in un liceo, è stato il portale Skuola.net. Ecco le sue parole.
Il metodo ibrido
“L’idea di insegnare ce l’ho sempre avuta, già negli ultimi due anni delle superiori pensavo a come avrei potuto spiegare italiano e storia in un modo più coinvolgente. Dopo la laurea triennale in Lettere moderne e la magistrale in Scienze storiche, ho continuato la mia formazione con ricerche e pubblicazioni in ambito storico. Entrare di ruolo è stato il primo vero sogno della mia vita che si è realizzato, anche prima di quanto credessi”, ha esordito.
Ecco qual è il suo metodo: “Il mio metodo è ibrido: uso la lezione frontale dove necessario, ma la integro con slide, brainstorming, lavori di gruppo e public speaking. Mi avvalgo di strumenti digitali ma senza mai perdere di vista l’importanza del lavoro offline e in classe. Credo molto nel blended learning: il digitale aiuta, ma il vero apprendimento si costruisce in presenza”.
“Mi vedono come un alieno”
Ecco cosa ha detto sul rapporto con i colleghi: “Il rapporto è positivo. Loro in realtà mi chiedono spesso consigli e io alcune volte riesco a darli, altre volte no. Apprezzo la loro preparazione disciplinare, mentre io porto un approccio più tecnologico e interattivo. Mi vedono come un alieno, ma spesso mi chiedono consigli su strumenti digitali. Non faccio interrogazioni a sorpresa e programmo le verifiche, il che mi differenzia da alcuni colleghi più tradizionali”.
E con gli alunni? “Cerco un equilibrio. Mantengo un certo distacco professionale, ma mi interessa la loro crescita anche fuori dalla classe: vado a vedere i loro saggi, partite e spettacoli. Li educo molto all’uso consapevole del digitale, sono empatico e presente ma impongo dei limiti interpersonali. All’inizio in prima superiore qualcuno prova a testare i limiti, ma capiscono presto che sono preciso e severo sulle regole. Rido e scherzo, ma quando si lavora, si lavora. Quando entrano in questa logica, troviamo un ottimo equilibrio”.
Il docente ha anche dato un consiglio ai suoi colleghi più grandi: “Accettare le difficoltà dell’adolescenza, ascoltare e sostenere. Una pacca sulla spalla, un sorriso, un interesse sincero per le loro passioni può fare la differenza. E soprattutto, bisogna accendere una luce in loro: qualsiasi passione va incoraggiata, perché è su quelle che si costruisce il loro futuro”.
Docenti giovani sempre più social
Abbiamo parlato spesso di altri docenti giovani che oltre a insegnare sono più o meno noti sui social. Ad esempio, un giovane di 21 anni da settembre 2024 insegna Grafica e Comunicazione Multimediale in un istituto secondario del Piemonte.
Il giovane è uno youtuber (il suo canale ha ben 290 mila iscritti), è figlio di due insegnanti precari e conosce bene le difficoltà legate al mondo dell’istruzione. Diplomato nella sezione di Grafica e Comunicazione, ha iniziato la sua carriera professionale come tirocinante in un’agenzia di grafica. Contemporaneamente, ha cominciato a informarsi sulle possibilità di insegnamento, un’ambizione che coltivava da tempo.
Nell’estate del 2024, ha partecipato al concorso scuola (Pnrr), grazie al quale è diventato Insegnante Tecnico Pratico (ITP) con contratto a tempo indeterminato. Ora, lavora presso un istituto alle porte di Torino, dove segue studenti delle classi terza, quarta e quinta.
Durante un’intervista a TgCom24, il neo professore ha raccontato che si trova a insegnare a ragazzi poco più giovani di lui, con alcuni dei quali condivide solo due o tre anni di differenza. Questa vicinanza di età, invece di essere un ostacolo, si è rivelata un vantaggio. Gli studenti lo percepiscono come un punto di riferimento, capace di parlare un linguaggio più vicino al loro e di rendere l’ambiente scolastico stimolante.