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Un prof: “Galiano insegna in una scuoletta di periferia per paura del confronto”. Lui replica: “Docenti bulli”

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In un recente dibattito emerso sui social media l’insegnante Enrico Galiano ha risposto ad un commento alquanto critico nei suoi confronti. La discussione ha preso il via da un commento critico rivolto a Galiano, in cui si metteva in discussione la sua scelta di insegnare in una “scuoletta di periferia” anziché a Pordenone, suggerendo che tale decisione fosse dettata da una “paura del confronto”.

In risposta a questa provocazione, Galiano ha offerto una spiegazione approfondita delle sue motivazioni. La sua replica non solo chiarisce le ragioni personali e professionali dietro la sua scelta di insegnare in quella specifica realtà scolastica, ma rappresenta anche una critica diretta al giudizio affrettato e superficiale.

Il botta e risposta

Di seguito, il contenuto completo del post: “Galiano avrebbe bisogno di qualche collega che lo mandi a quel paese! Chissà perché ha scelto la scuoletta di periferia di Pravisdomini, invece che Pordenone. Forse per paura del confronto?”, ha detto l’utente, che si definisce sui social un docente.

Ecco la lunga e articolata risposta dello scrittore: “Insegno lì perché ho trovato un team di colleghi che condivide la mia visione e si appoggia reciprocamente. Insegno lì perché c’è una Dirigente preparata e appassionata. Insegno lì perché è una realtà economicamente svantaggiata e mi trovo, come indole, più a mio agio con situazioni di disagio sociale. Insegno lì perché dista 17 km da casa mia e posso fare delle belle pedalate in mezzo alla campagna in bicicletta per raggiungere la scuola. Insegno lì perché si fanno corsi di teatro, di musica, ed è attivo un servizio di sostegno per i compiti pagato con i soldi dei mercatini di prodotti fatti dagli studenti. Insegno lì perché ci sono 16 nazionalità diverse fra gli studenti e trovo sia una risorsa pazzesca per tutti”.

“Insegno lì perché pur mancando molti mezzi (siamo in un prefabbricato) non mancano mai le idee. E potrei andare avanti ancora per molto, ma chiudo dicendo che già definire ‘scuoletta’, in quel modo dispregiativo, una realtà che in questi anni si è distinta per il suo lavoro di integrazione e per la passione dei suoi docenti, parla di te e del cattivo costume di giudicare senza conoscere. Sarebbe un po’ strano, ad ogni modo, aver paura del confronto se si visitano 2-3 scuole a settimana in tutta Italia, tenendo incontri continui con studenti e insegnanti. Direi che ho tante paure, una delle quali sono i fulmini e l’altra gli insegnanti bulli, ma quella si sa di no. Comunque mi fa piacere vedere che nella bio c’è scritto ‘insegnante di scuola media’. Immagino che anche ai tuoi studenti tu insegni a mandare a quel paese le persone che non la pensano come loro e a giudicare senza conoscere. E, anche se non lo fai, ricorda che l’esempio vale più di mille prediche. Baci da Pravisdomini”.

“No perché mi sarei anche un po’, come dire, fracassato le propaggini genitali, devastato gli ammennicoli, sfracellato i didimi di tutti questi ‘insegnanti’ (si sono viste le virgolette?) che passano le loro giornate insultando gli altri sui social e poi magari vanno in classe a impartire lezioni di cyberbullismo. Perché, pur essendo fortunatamente una piccola minoranza, sono una minoranza che può fare danni incalcolabili”, ha aggiunto in un altro post.

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