
Oggi, 29 maggio, lo studio “Divari scolastici in Italia”, di Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca è stato alla Camera dei Deputati. A porgere i saluti finali il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Il commento di Valditara
Ecco le sue parole: “Per quanto riguarda la dispersione esplicita abbiamo registrato nel 2024 un netto miglioramento, il dato è pari al 9,8%. Il 9% è il target europeo per il 2030. La media UE è del 9,3%. Il dato più interessante è che quella delle ragazze è nettamente inferiore alla media europea”.
“In dispersione implicita si è passati dall’8 al 6% con tassi di miglioramento maggiori al Sud rispetto al Nord. Interessante il dato degli studenti eccellenti, si passa dal 13 al 15%. L’aumento è maggiore al Sud. Non è la dimensione della classe ad avere un impatto sugli apprendimenti ma la personalizzazione della didattica, che è un po’ il mio mantra”.
“Il tema della personalizzazione è la sfida del futuro. C’è anche lo straordinario ruolo dell’autonomia scolastica, ci sono buone pratiche nelle varie scuole. La scuola italiana ha grandi potenzialità. Dobbiamo avviare un percorso plurimo, ricco, le realtà sono profondamente diverse. Non è più vera la contrapposizione Nord-Sud, dovremmo immaginarla come Centro-Periferie”.
“Il docente tutor dovrà essere sempre più formato. Non dobbiamo tarpare le ali a chi può volare. Dobbiamo smetterla di considerare percorsi di serie A e B. Poi c’è il tema di Agenda Sud, abbiamo aggiunto Agenda Nord. Non serve un intervento standard, non risorse a pioggia. Bisogna individuare le scuole più fragili. Anche al Sud ci sono realtà molto diverse. Ci vogliono azioni strategiche. Ci vuole una scuola aperta tutto il giorno, nuove modalità didattiche supportate da Indire, teatro, musica, sport, supporto psicologico per le famiglie, investire sull’edilizia, investire sulle mense”.
“Ho insistito per il Piano Estate, la scuola deve essere aperta. L’altra grande sfida è l’IA. Abbiamo avviato una sperimentazione per la personalizzazione della didattica, i primi risultati sono estremamente interessanti e incoraggianti. Il prossimo anno vogliamo estendere il progetto. C’è il tema della formazione dei docenti, dobbiamo puntare su una formazione obbligatoria valutata e verificata, deve essere fatta realmente, aggiungendo degli incentivi. Fondamentale è il dialogo con le famiglie. Stiamo investendo sugli asili nido. Dobbiamo superare il gap culturale che vede il rapporto scuola-impresa come negativo”.
I dati
Come riporta La Repubblica, l’indagine ha confermato la forte relazione tra condizioni di contesto socioeconomico e culturale delle regioni e i relativi risultati di apprendimento. Non c’entra quindi semplicemente la regione geografica di provenienza. Ci sono casi di disallineamento. Ciò dipende da differenze fra le scuole e all’interno delle scuole.
Ci sono molti elementi che concorrono: ad esempio l’origine, la formazione sociale e culturale, anche il genere: “Prendendo come standard un ragazzo maschio italiano, le ragazze fanno più fatica in matematica ma spiccano in italiano; gli stranieri di prima e seconda generazione soffrono di più in entrambe le materie”.
Molto significativo è poi, secondo lo studio, l’impatto degli indirizzi di studio. Ad esempio, a parità di altre condizioni, frequentare il liceo classico o linguistico ‘spiega’ uno svantaggio rispetto al liceo scientifico, misurabile in 14 punti Invalsi in matematica in meno.
Come fa notare Il Corriere della Sera, al termine del secondo anno di scuola superiore un ragazzino di Taranto è talmente indietro in matematica che è come se fosse andato a scuola due anni in meno di un suo coetaneo di Treviso.
E le differenze non finiscono qui: perché anche nel Nordest dei miracoli ci sono enormi divari fra un indirizzo e l’altro, tanto che un alunno di un istituto professionale a quindici anni è indietro addirittura di più di tre anni rispetto alla media dei risultati dei suoi coetanei.
Da un lato ci sono regioni virtuose come la Puglia che ottengono risultati molto migliori delle altre regioni del Sud e altre come il Lazio che invece va decisamente peggio non solo delle altre regioni del Centro ma anche dell’Abruzzo e del Molise (dati Invalsi e Ocse-Pisa).
Ma soprattutto a pesare nella differenza fra scuole sono i singoli indirizzi: i primi ritardi dei ragazzi (in italiano) e delle ragazze (in matematica) si notano già alle elementari.