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Valutare la condizione degli immigrati minori

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La ricerca si sta svolgendo in 7 Paesi (Belgio, Francia, Grecia, Israele, Italia, Svezia e Gran Bretagna) ed è coordinata dal Censis.
L’indagine svolta dal Censis in Italia mette in evidenza innanzitutto come le più recenti disposizioni di legge sull’educazione degli stranieri non rappresentino una novità in un vuoto assoluto, ma si inquadrano in un progetto educativo e culturale preesistente ed in continua evoluzione; i programmi per la scuola elementare del 1985, per esempio, "sono – afferma il Censis – illuminati e flessibili, e danno importanza all’accoglienza, alla tutela, al rispetto della differenza"
Pur tuttavia il problema dell’educazione interculturale si pone oggi in termini del tutto diversi: "La differenza principale dell’oggi – sottolinea il Censis – sta innanzitutto nell’ordine di grandezza della presenza di minorenni stranieri. L’arrivo di più di sessantamila immigrati ogni anno comincia a significare l’ingresso nel sistema scolastico di ventimila nuovi alunni ogni anno, il che fa pensare che fra dieci anni vi potrebbero essere duecentomila minori di origine immigrata nelle scuole italiane, più di tre volte il numero attuale, con tutto ciò che questo comporta dal punto di visto strutturale e organizzativo".
Ma non è solo un problema numerico, perché la presenza degli stranieri nel nostro Paese sta evolvendo sempre più nella direzione della stanzialità, della dimestichezza con le istituzioni e la lingua, della capacità di formulare istanze e pretendere l’adempimento dei diritti.
Più che stranieri, questi bambini che ora frequentano le nostre scuole devono essere considerati futuri cittadini italiani.
Ma questo richiama anche ad un profondo cambiamento nella definizione della italianità.
Il Censis ha anche esaminato le diverse tipologie di approccio al problema della integrazione degli alunni stranieri arrivando alla conclusione che il modello più adeguato per affrontare la questione appare quello dell‘interculturalismo attivo che mira a creare anche nel breve termine spazi culturali di coesistenza, e si differenzia dall’accoglienza passiva per l’aggiornamento del personale e/o l’uso di associazioni esterne.

Il progetto dispone anche di un proprio sito WEB ospitato presso l’Istituto nazionale della gioventù e dell’educazione popolare (http:www.injep.frchip).