Home Disabilità Videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia: la FISH dice no

Videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia: la FISH dice no

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“La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap osserva con preoccupazione culturale, politica e pratica l’accelerazione verso l’approvazione di una norma che prevede l’adozione della videosorveglianza negli asili-nido, nelle scuole d’infanzia e nelle strutture sanitarie e sociosanitarie destinate alle persone anziane o con disabilità. Il testo unificato di ben sette proposte di legge è all’esame in questi giorni delle Commissioni Lavoro, Istruzione, Affari Sociali della Camera per poi passare celermente all’approvazione dell’Aula”.

Queste le parole in apertura del comunicato stampa del 10 ottobre della stessa FISH Onlus.

È molto triste rilevare come, non riuscendo o volendo realmente intervenire sulla qualità dei servizi e non volendo impegnare risorse in questi obiettivi, si preferisca scegliere una pseudo-soluzione eclatante e demagogica. Questo è il punto centrale: la reale qualità dei servizi, tema del tutto eluso”, commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH.

Riteniamo poi che questa proposta, oltre ad essere discutibile per il diritto alla riservatezza personale, reale e percepita, sia del tutto inadeguata ed inefficace a contrastare le cause profonde della violenza e degli abusi che purtroppo i fatti di cronaca, anche recenti, riportano.”

Per la Federazione, questa non è la soluzione al problema, che andrebbe affrontata piuttosto in termini di prevenzione e contrasto agli abusi, incidendo sulla formazione del personale, sull’aggiornamento continuo, sullo sviluppo delle competenze, sulla preparazione nella gestione dei cosiddetti “comportamenti problema”, sull’adozione di strumenti e metodi per il benessere degli operatori.

Secondo la FISH, inoltre, per essere efficace la videosorveglianza dovrebbe essere istallata in tutti gli ambienti di tutti gli asili-nido, le scuole di infanzia, le strutture per disabili ed anziani. I filmati, stimabili in milioni di giga, dovrebbero essere conservati (non si sa per quanti anni) in modo criptato su server dedicati e messi a disposizione del Pubblico Ministero in caso di indagini o denunce.

Tutto ciò comporterebbe costi per i quali i proponenti non quantificano né prevedono alcuna copertura finanziaria.