
In Consiglio dei ministri ha varato ieri, alla viglia dell’8 marzo, il ddl sull’ “introduzione di un reato specifico per il femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”. Ad annunciarlo in conferenza stampa i ministri Eugenia Roccella, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini e Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Il provvedimento è in capo ai ministeri della Giustizia, dell’Interno, della Famiglia, natalità e pari opportunità e della Riforme istituzionali e semplificazione normativa: “Il femminicidio viene inserito nell’ordinamento penale come fattispecie autonoma”, è stato sottolineato; la ministra Roccella ha inoltre precisato: “Il femminicidio in questo modo diventa un reato autonomo e questo conferma la specificità del femminicidio. Non una maggiore gravità dal punto di vista etico, ma proprio una diversità manifestata dal numero di omicidi: sono molte più le donne uccise da uomini che gli uomini uccise da donne, un numero davvero esiguo. È un’asimmetria numerica specchio di un’asimmetria molto più profonda e radicata. È una novità dirompente ma noi pensiamo che sia una novità da un punto di vista più ampio, della cultura, è un tentativo di produrre un mutamento culturale“.
A sua volta, la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha illustrato una iniziativa specifica che risponde a un appello dei rettori di questi ultimi giorni: “Abbiamo stabilito uno stanziamento immediato di 8,5 mln a disposizione delle università dedicato al contrasto alla violenza di genere attraverso sportelli antiviolenza, e assistenza per supportare le persone che subiscono le conseguenze di una violenza di genere. Sono fondi stanziati con un decreto firmato oggi e messi a disposizione delle università. Le università devono essere luoghi di formazione. Gli sportelli antiviolenza per il supporto psicologico a questo sono vocati, e ho sempre chiesto ai rettori di dedicargli una particolare attenzione. I rettori hanno prodotto un documento che ha creato una proposta che ho portato sul tavolo del Cdm”.
Il ddl, come riporta Rainws24, prevede in sintesi: “Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo. Fuori dei casi di cui al primo periodo, si applica l’articolo 575″ del codice penale, che prevede una pena non inferiore a 21 anni.
“La pena è aumentata da un terzo alla metà se”, nel caso di maltrattamenti di familiari o conviventi, “il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”.
Circostanze aggravanti sono previste anche in relazione a casi di lesioni personali, gravi o gravissime, pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili, deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, omicidio preterintenzionale, interruzione di gravidanza non consensuale e violenza sessuale.
Negli stessi casi, la pena è aumentata da un terzo a due terzi per quanto riguarda le minacce e il revenge porn.
Il disegno di legge prevede di informare subito vittime sulla scarcerazione dei condannati e, per il giudice, l’obbligo di “comunicazione immediata”, in caso di scarcerazione o permessi premio del condannato. Le vittime dei reati di femminicidio, maltrattamenti, molestie sessuali, lesioni personali e stalking dovranno ricevere quindi l'”immediata comunicazione” sulla scarcerazione del condannato.