Home Attualità Abbiamo perso le parole? Sfida all’impoverimento lessicale dei giovani

Abbiamo perso le parole? Sfida all’impoverimento lessicale dei giovani

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Di quante parole abbiamo bisogno per poterci definire cittadini consapevoli? Ce lo chiediamo in questi giorni in cui la casa editrice Zanichelli festeggia il centenario del suo primo dizionario della lingua italiana, il mitico Zingarelli del 1922. Già qualche anno fa, nel 2016, l’enciclopedia Treccani aveva lanciato la campagna #leparolevalgono, sottolineando i pericoli di una possibile deriva denominata la “carinizzazione” del linguaggio : che senso ha dire carino in tante situazioni tanto diverse l’una dall’altra? Passa un bel ragazzo, carino!; guardando un film non eccezionale, carino…; prendendo in braccio un cucciolo di cane, che carino!;  al cospetto di un bel paesaggio, carinissimo! Tutto, inclusa la dimensione antropologica ed emotiva, risulta appiattito e banalizzato. La reazione emotiva è slavata, si riduce alla dimensione piatta della reaction in stile Facebook.

Un anno dopo, nel 2017, la famosa lettera indirizzata al Governo, firmata da seicento intellettuali e docenti universitari, aveva scosso l’opinione pubblica: alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente… Circa i tre quarti degli studenti delle triennali sono di fatto semianalfabeti … È francamente avvilente trovarsi di fronte ragazzi che vogliono intraprendere la professione di giornalista e presentano povertà di vocabolario, scrivono come se stessero redigendo un sms, con conseguenti contrazioni di vocaboli, o inciampano sui congiuntivi.

Abbiamo davvero perso le parole? Davvero i pochi libri letti e i molti social praticati hanno favorito lo sviluppo di una cosiddetta generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010) lessicalmente povera, costretta a vivere in un mondo asfittico e ristretto se è vero che – citando Wittgenstein – “i limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo”?

Certo, gli ultimi dati Ocse Pisa e Invalsi relativamente alla comprensione di un testo scritto non sono confortanti, giacché in entrambe le rilevazioni i nostri alunni – dalle elementari alla secondaria superiore – si piazzano al di sotto dei livelli minimi previsti. https://www.invalsiopen.it/risultati/risultati-prove-invalsi-2021/

https://www.invalsiopen.it/wp-content/uploads/2019/12/OCSE-PISA-2018-Country-Note-Italy-Nota-Paese-Italia.pdf

E allora ben vengano le operazioni culturali come quella, appunto, della Zanichelli che, in collaborazione con il quotidiano La Repubblica, lancia una sfida agli studenti, invitandoli a spiegare come usano e pensano una serie di parole selezionate a questo scopo.

https://lab.repubblica.it/scuola/le-parole-della-generazione-z/