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Adotta un docente immobilizzato

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L’evento lanciato in forma online “Adotta un docente immobilizzato titolare fuori sede” che ha dato appuntamento ad un gruppo eterogeneo per provenienza di insegnanti che si sono uniti per una protesta pacifica col fine di sollevare la questione sulle limitazioni oggettive nei trasferimenti interprovinciali del corpo docente, ha riscontrato una buona adesione dai comitati di docenti locali sparsi sul territorio.

Comitati che spiegano la loro adesione all’iniziativa descrivendo un fenomeno che per diversità di provenienza hanno un unico comun divisore: la limitazione negli spostamenti interprovinciali volontari. Il vicepresidente del comitato Movimento Docenti di Caserta, Ylenia Franco dice: «Il Movimento Docenti Caserta è nato a settembre 2019, in seguito all’ennesima delusione per gli esiti negativi dei trasferimenti interprovinciali, i pochi posti assegnati quasi esclusivamente a possessori di precedenze.

A causa di ciò e alle sempre più esigue percentuali destinate agli spostamenti tra province diverse, si è sviluppato un forte sentimento di protesta e la fondazione del nostro movimento locale. Il nome è strettamente collegato al nostro obiettivo: un Movimento che permetta ai docenti di tornare nella propria provincia, Caserta. Successivamente – continua la professoressa Franco-, si sono uniti a noi comitati di altre province e gruppi spontanei di insegnanti immobilizzati fuori provincia di residenza.  Abbiamo iniziato insieme una intensa campagna di informazione usando i social e cercando confronti con i politici, gli unici che possono agire concretamente sulla situazione. Il nostro Movimento non è nato per favorire le lamentele o attaccare chi è al governo, ma anzi per proporre soluzioni fattibili e utili, cercando il confronto. Siamo determinati ad andare avanti». Non solo Caserta ha risposto all’appello dalla Campania ma anche numerosi docenti del salernitano, del cosentino che hanno dichiarato le loro dimostranze.

La dichiarazione del comitato Docenti Immobilizzati Siciliani A.2014, Laura Raciti chiarisce le motivazioni: «Il comitato DISA 2014 promuove l’iniziativa “Adotta un docente immobilizzato titolare fuori sede”, in collaborazione con altri comitati sparsi sul territorio italiano, condividendo la necessità di dare voce alle innumerevoli storie reali di tanti docenti che da diversi anni tentano di rientrare nei propri territori. Insegnanti che assistono senza alcun potere e sostegno: né politico né sindacale, a decisioni governative che hanno del tutto penalizzato la meritocrazia e violato il diritto alla mobilità interprovinciale e al benessere personale e familiare degli insegnanti. Non chiediamo altro che venga attuato il diritto alla mobilità secondo l’art. 470 comma 1 del d.lgs 297/1994 del Testo Unico». Non sono gli unici comitati ad aver lanciato l’appello di esser adottati: Associazione Insegnanti in Movimento col segretario Salvatore Liotta, Osservatorio Diritti Scuola col direttore Leonardo Alagna, il gruppo facebook Docenti Immobilizzati a far da collante e promozione. Vite sospese che si susseguono su una pagina online e raccontano il loro stato di immobilizzazione: «Sono Farina Antonella, specializzata sul sostegno, ho fatto la mia lunga gavetta a Roma. In 20 anni di insegnamento ne ho viste passare di “acqua sotto i ponti”, la mia vita l’ho trascorsa aspettando un treno e poi un pullman. Inoltro la domanda di mobilità ogni anno ma ottengo sempre lo stesso esito da ormai 13 anni: negativo. Perché voglio esser adottata? Perché gli anni passano e i viaggi aumentano e con essi la sensazione di non appartenere ad una sola terra e sentirsi orfana, la richiesta di adozione è una protesta pacifica e irriverente agli esiti che a breve usciranno e la consapevolezza che in questo stato emergenziale lo Stato poteva intervenire con misure urgenti per limitare gli spostamenti tra regioni. Vogliamo solo far valere i nostri diritti al lavoro e in questa fase il nostro diritto alla salute».

Segue da Cosenza l’insegnante Erika Patitucci: «Mi chiamo Erika Patitucci, sono un’insegnante di sostegno immessa in ruolo nel 2014 a Milano tramite le Gae. Ho investito nella mia formazione: 2 abilitazioni per l’insegnamento, una laurea in Media Education, una specializzazione per il sostegno, 3 master e 1 corso di perfezionamento sulle Tecnologie Didattiche. Sono calabrese e desidero il rientro nella mia provincia. Sono una mamma di tre figli che ha dedicato spesso molte più energie alla scuola piuttosto che a tutto il resto… i mesi che precedono la mobilità sono devastanti. Si spera sempre in un rientro che purtroppo non arriva. Si spera sempre di poter continuare il lavoro iniziato con i propri alunni anche l’anno successivo. Dateci questa stabilità. Date alle famiglie la possibilità che quel qualcuno che ha preso per mano il proprio figlio lo possa accompagnare per tutto il cammino».

Luana Scalia da Catania: «Avevo 18 anni quando sono andata via da Catania. Prima per frequentare l’università poi a 24 anni la prima supplenza, adesso ho 38 anni e dopo 8 anni di ruolo ancora non riesco a rientrare nella mia provincia di residenza con tanto di titolo per il sostegno.

Abbiamo tutti il diritto di lavorare nella nostra Terra! Ti auguro – la professoressa Scalia si rivolge alle nuove leve della scuola-, di non sperimentare mai la sensazione di solitudine, la malinconia quotidiana, il senso di impotenza ad affrontare le difficoltà quotidiane dei familiari lontani, vivere senza gli amici di sempre, desiderare l’odore del pane caldo, la granita e la “brioscia con il tuppo”, maturare esperienza e subire le ingiustizie di chi senza aver assaporato un giorno dei tuoi sforzi entra nella scuola. No, nessuno più deve emigrare! Fuori regione dal 2000, immobilizzata dal 2012». Queste sono solo alcune delle voci dei docenti immobilizzati che chiedono in forma irriverente d’esser adottati.

Doriana D’Elia