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Alcune considerazioni alternanza scuola-lavoro (ora PCTO)

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Con la ripresa della scuola, ripartirà anche l’alternanza scuola-lavoro, nel rispetto dei protocolli di sicurezza.

L’Alternanza è un’attività che merita particolare attenzione, non solo dal punto di vista della sicurezza. A mio parere, bisognerebbe valorizzare meglio anche un aspetto talvolta trascurato dalle scuole: quello della valutazione. Non si dovrebbe mai perdere di vista il fatto che l’ASL è una esperienza di apprendimento e che, come tale, ha senso soltanto se ha una ricaduta misurabile in termini di competenze.

Nei mesi del lockdown, paradossalmente, abbiamo riscoperto il valore della competenza. “Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”, diceva Albert Einstein. E con la sospensione della didattica, il mondo della scuola è stato catapultato in una dimensione nuova, in cui il digitale è sceso in campo, con i suoi mezzi e i suoi limiti, per aiutare la comunità educante ad affrontare l’emergenza.

Vale la pena, perciò, fare qualche riflessione su questa attività ribattezzata “percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”, proprio per far risaltare il suo ruolo formativo nell’esperienza scolastica.

La PCTO è un ponte tra la scuola e il mondo del lavoro, paradigma della didattica laboratoriale, in cui il “sapere” e il “saper fare” si coniugano per dare ai ragazzi la possibilità di riscontrare quanto appreso in classe attraverso un’esperienza concreta, in un contesto lavorativo, reale o simulato.  

C’è da dire, però, che il passaggio dalla discrezionalità all’obbligatorietà, prevista dalla legge 107/2015, è stato vissuto come una forzatura in alcune aree territoriali, specialmente al sud, caratterizzate da una scarsa presenza di aziende o da piccole imprese che non hanno la possibilità di accogliere gli studenti per lunghi periodi. Per fortuna, la riduzione del monte-ore di alternanza, disposta dalla legge di bilancio 2019, ha reso più agevole organizzare questo tipo di percorsi.  

Bisognerebbe, tuttavia, guardare oltre l’aspetto organizzativo e concentrarsi di più su quello didattico, perché non sempre gli studenti percepiscono fino in fondo l’utilità dell’Alternanza scuola-lavoro. In certe scuole, si tende a vedere le ore di alternanze come una mera formalità, un adempimento obbligatorio che sottrae tempo alle discipline, un tot di ore da coprire previa convenzione con soggetti economici che rilasciano attestati in serie, tutti uguali senza una reale valutazione delle competenze acquisite dagli studenti.

Invece, l’ASL è una vera e propria esperienza di apprendimento, una metodologia didattica attraverso cui discipline e competenze si integrano, rafforzandosi reciprocamente. Ed è così che i ragazzi devono percepirla, per uscirne davvero arricchiti.  

“La teoria senza la pratica è vuota, la pratica senza la teoria è cieca”, dice Kant, e solo integrandosi in un unicum formativo, disciplina e competenza possono davvero incidere sulla realtà.

Interessante, a tal proposito, è un articolo di Claudio Gentili, dal titolo “L’alternanza scuola-lavoro: paradigmi pedagogici e modelli didattici”.

Gentili definisce l’Alternanza addirittura una forma di umanesimo. “Accanto all’umanesimo letterario (Dante) – scrive – esiste anche un umanesimo scientifico (Galilei) e un umanesimo tecnologico (Leonardo)”…Tutte le discipline, anche quelle considerate più estranee all’alternanza (italiano, storia, filosofia…) possono sviluppare metodologie di formazione”.

E fa l’esempio dell’italiano, che può diventare competenza quando, in un istituto tecnico lo studente impara a capire e interpretare un manuale di istruzioni per il montaggio di uno smartphone o quando, in un liceo classico, lo studente apprende come funziona un museo, dalla progettazione di un’esposizione al suo allestimento e alla descrizione delle opere in esso custodite.

In alcuni licei scientifici sono stati segnalati bei progetti di alternanza scuola-lavoro che hanno consentito agli studenti di scoprire il mondo della medicina e della farmacia, il web marketing, il giornalismo e altri interessanti settori della tecnologia e della comunicazione.

La vera sfida per chi si occupa di alternanza consiste proprio in questo: mettere in funzione l’inventiva per progettare un percorso centrato sulle competenze, predisponendo adeguati strumenti di monitoraggio, valutazione e autovalutazione dei ragazzi. I quali non solo devono essere valutati, ma devono poter valutare essi stessi l’esperienza svolta, la sua efficacia e coerenza con il proprio indirizzo di studi.

La normativa sottolinea come la valutazione la valutazione delle competenze acquisite in alternanza scuola-lavoro sia parte integrante della valutazione finale dell’allievo. Tale valutazione deve avvenire al termine del terzo, quarto e quinto anno.

La valutazione finale degli apprendimenti viene attuata dal Consiglio di Classe – unico soggetto idoneo – tenuto conto della valutazione svolta dal tutor esterno sulla base degli strumenti predisposti e dai docenti delle discipline direttamente coinvolte.

Il tutor esterno valuta le competenze trasversali/aziendali, definite di comune accordo con la scuola, mentre i docenti valutano le competenze curricolari attivate nel percorso di alternanza.

La valutazione finale del CdC si deve riflettere sul voto di profitto nelle discipline direttamente interessate, sulla condotta e sul credito scolastico, sulla base di criteri che la scuola adotta nell’ambito della propria autonomia didattica.

Per realizzare un efficace percorso di alternanza, dunque, non si può improvvisare, ma occorre progettare. Ecco perché è bene che i docenti tutor vengano adeguatamente formati.  A tale scopo, le scuole dovrebbero incoraggiare una formazione mirata a potenziare capacità di monitoraggio, di pianificazione di percorsi verificabili e l’acquisizione di strategie in grado di promuovere le life skills.

Senza trascurare, infine, il valore della creatività, che può trasformare un’idea semplice in un’iniziativa vincente, anche in contesti sociali meno favorevoli, dove non di rado l’inventiva rappresenta la chiave di successo per molti giovani imprenditori.

Ecco perché ogni insegnante di qualsiasi disciplina, e ancor di più chi progetta l’alternanza, dovrebbe incoraggiarla negli studenti, che sono i cittadini e i lavoratori di domani.  Come dice Hurbert Jaoui: “Chi più, chi meno, siamo tutti portatori sani del virus creatività”.

Antonella Mongiardo