Home I lettori ci scrivono Alla festa dell’Unità contro la Buona Scuola

Alla festa dell’Unità contro la Buona Scuola

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Tutto lo staff del PD al completo si presenta a Catania su un palco. Da una parte si vorrebbe creare un clima di festa ma dall’altra parte bisogna fare i conti con il terremoto del centro Italia dove centinaia di morti sono ancora “troppo vivi” per essere ignorati.
Sul palco di Catania però non si piange più, questo non è un funerale e nessuno versa lacrime di coccodrillo sulla catastrofe che, pur non voluta, era logico avvenisse, specialmente dopo le ricostruzioni delle case, grazie a responsabili perlomeno fantasiosi, fatte con sabbia al posto del cemento.

Ma tutto lo staff del PD dichiara che è determinato a far ripartire l’Italia dalla Sicilia, una frase vecchia e abusata che sa di marciume, come tutte le promesse che vengono fatte ai siciliani.

Il bla bla si spande nella piazza, le grandi opere salveranno la Sicilia e Del Rio sembra convinto, ma i siciliani lo sono molto di meno.
Tra poco i siciliani cominceranno a pagare il pedaggio sull’autostrada Ragusa-Catania che fa letteralmente pena, vari tratti sono a una sola corsia, in qualche galleria ci sono lavori in corso e le luci sono spente, un lungo tratto è così pieno di dossi e cunette da far venire la nausea allo stomaco mentre si attraversa, e l’autostrada non arriva ancora a Ragusa, perché con i tira e molla dei sindaci e degli assessori c’è chi vuole che passi da qui e chi vuole che passi da lì. Il risultato è la distruzione di migliaia di ettari di terreno (che vengono risarciti ai proprietari con i nostri soldi) e la scomparsa totale di alcuni paesaggi campagnoli tra i più belli e i più antichi d’Italia.

Ma il tasto che fa più male è la sicurezza nelle scuole, dove tanti ragazzi sono costretti a rischiare la vita per una promozione. Si chiede alle scuola la verifica sulla sicurezza, si pagano ingegneri e verifiche edilizie e poi non se ne fa quasi niente, perché mancano i soldi alla faccia della Buona scuola e delle promesse!

Durante la serata i docenti di Catania hanno protestato, vorrebbero sapere perché vengono deportati al Nord quando ormai si sa benissimo che le assunzioni fatte attraverso il concorso non saranno sufficienti e quindi tanti posti, in Sicilia, rimarranno scoperti. Ma i docenti vengono allontanati, qualcuno dice loro che non è il momento giusto, che dovranno rivolgersi altrove e che la smettano di fare baccano.

Viene scandito lo slogan “Basta migrazione, basta umiliazione: rispetto per la Scuola e la Costituzione! ” e viene sottolineato quanto fosse ipocrita e vuoto lo slogan “L’ Italia riparte dal Sud”, nel momento in cui il sud si sta svuotando a causa della partenza forzata di migliaia di docenti verso il nord che rende di nuovo, e ancor oggi,  la Sicilia terra d’ emigrazione. 

Questa è l’inaugurazione della festa dell’Unità a Catania, la festa di quel grande giornale fondato da Antonio Gramsci, un uomo che era così temuto per le sue idee di unione sociale dei popoli che un giudice lo condannò al carcere con la determinata speranza di farlo smettere di pensare. Quel grande giornale, oggi, invece è diventato lo strumento di pseudo giornalisti come quel Rondolino che insulta i docenti chiamandoli “capre”.

Perché ormai quello che conta in Italia non è la professionalità, specialmente quella di tanti docenti seri che vogliono fare il loro lavoro al meglio possibile, ma basta fare 2 passaggi in tv, dire poche sciocchezze nei talk televisivi e inviare 4 tweet sgrammaticati, e così si diventa opinionisti ascoltati e seguiti, non certo giornalisti e non certo politici!