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Asili nido in Sicilia: ci sono i soldi Pnrr ma le scuole non vengono realizzate

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La trasmissione “Report” su Rai3 di Sigfrido Ranucci, mette il dito nella piaga dei fondi Pnrr destinati alla Sicilia e in modo particolare alla città di Palermo per costruire asili nido, ma i cui lavori per realizzarli, a causa di una serie di motivi, fra cui incapacità a gestire i fondi, burocratese, sbagli nella individuazione delle aree e perfino intromissione della mafia, non sono stati nemmeno avviati o procedono a rilento o addirittura sono ancora in fase di progettazione. 

In particolare, scrive la Cgil, su 15 progetti di asili nido con fondi Pnrr 5 risultano non attivi e dei 10 attivi solo 3 sono a buon punto e 7 si trovano ancora in campi incolti o con lavori appena iniziati, mentre pende la spada di Damocle, non solo di non avere mai più i nuovi asili nido tanto attesi, ma anche di perdere decine di milioni di euro che inevitabilmente ritorneranno al mittente che li destinerà altrove. 

La perdita per l’utenza palermitana è enorme, spiega Report, perché si rinuncia in pratica ad oltre 1.200 posti per bambini dell’infanzia, e a Palermo attualmente sarebbero attivi circa “54 strutture, tra pubblico e convenzionato, per circa 780 posti in totale”.

A parte dunque le difficoltà in cui i genitori dei bimbi 0-3 anni sono costretti a convivere per accudire i loro figli, coinvolgendo il più delle volte i genitori, Report non ha fatto il conteggio di quanti posti di lavoro in questo modo si perdono, in termini di insegnanti, personale Ata e servizi collegati, i quali, in una realtà disastrata come quella della Sicilia, sarebbero preziosi come un’abbandonate pioggia nella siccità o una diga colma d’acqua e senza le forature che lasciano perdere prezioso liquido per le campagne.

Se si considerano infatti la mancanza di posti per 1.200 bambini palermitani, significa una perdita di altrettanti posti di lavoro per 120 insegnanti, prevedendo due maestre per classe composta da 20 alunni circa.

Ma significa pure la presenza almeno di una diecina di personale Ata e di addetti alle pulizie e di  supporto alla struttura medesima. 

E non solo. A questi numeri, si dovrebbe anche aggiungere il personale “indotto”, vale a dire i cuochi e gli inservienti presso le ditte che forniscono i pasti per la mensa scolastica, compresi i fornitori dei prodotti e gli autisti, per un giro di affari importante.

Da qui la riflessione sul danno complessivo che la mancata attuazione, come faceva rilevare Report di domenica scorsa, dei piani Pnrr sugli asili nido comporta anche sulla occupazione, la cui piaga non sembra a questo punto interessare molto, visto che, come altre volte abbiamo scritto, la Sicilia non è nemmeno attrezzata per il tempo prolungato nella Primaria e nella Secondaria di primo grado (circa il 70% al Nord contro un 17% in Sicilia): inadempienza ingiustificata e che consentirebbe qualche centinaio di posti di lavoro in più per docenti, per Ata e per l’indotto, fra mense scolastiche e pulmini.

Sembra quasi che una sorta di masochismo fatalistico volteggi sopra la politica scolastica siciliana, impedendole di adeguarsi al passionale sfruttamento delle risorse che il Nord sa attuare. Infatti, se prima, fino a qualche decennio fa, c’era la scusa della mancanza di soldi per realizzare scuole e asili, oggi questo parapioggia si è rotto, dimostrando che i problemi, quelli veri, stanno altrove.