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Attivisti nonviolenti. Violenta repressione. Come rispondere alle domande degli studenti su questa contraddizione?

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L’educazione civica insegna che nelle democrazie occidentali la manifestazione del pensiero è libera, purché sia pacifica. Molti studenti, tuttavia, pongono ai docenti domande imbarazzanti: perché non è tollerata la protesta pacifica e nonviolenta degli attivisti, che chiedono misure concrete per contrastare la crisi climatica? Perché alla loro nonviolenza si risponde spesso con la violenza?

Qualche esempio dalle notizie di cronaca

Londra, 20 maggio 2023: un uomo aggredisce e picchia attivisti per il clima che bloccano il traffico (La7). New York, 24 aprile 2025: Attivisti climatici scrivono sui muri contro la crisi climatica all’interno della Trump Tower e vengono arrestati dai servizi segreti (La7).

Autostrada Roma-Civitavecchia, 4 dicembre 2023: dodici attivisti climatici arrestati per un blocco stradale; avevano incollato le mani all’asfalto e rischiato l’investimento. Dopo tre notti in carcere, arresto convalidato e condanna all’obbligo di dimora per “violenza privata”. Il geologo Mario Tozzi commenta: «Il blocco stradale può non essere condivisibile, sicuramente è fastidioso, ma non è violento: si son fatti portar via, non hanno esercitato violenza. O, almeno, io non l’ho vista» (FanPage).

Germania, 8 settembre 2023: un uomo prende a pugni e calci attivisti per il clima che bloccano la strada (La7).

Insulti, sputi, botte, investimenti: ma in galera ci finiscono loro

Roma, via Salaria, 19 dicembre 2023: “giustizieri” in moto prendono a calci in faccia gli attivisti (ragazzi e ragazze) che bloccano la strada sdraiati, sputano loro addosso e passano con gli scooter sulle loro gambe (Corriere della Sera). Roma, 3 gennaio 2023: tre attivisti di Ultima Generazione arrestati con l’accusa di “danneggiamento aggravato” per aver spruzzato vernice lavabile sulla facciata del Senato. Brescia, 15 gennaio 2025: un’attivista di Extinction Rebellion (arrestata con altri colpevoli di protesta pacifica davanti alla Leonardo) dichiara di esser stata costretta a spogliarsi integralmente e a piegarsi con le gambe in una stanza della Questura con la porta aperta (VirgilioNotizie). Roma, 31 ottobre 2023: proposta di legge della Lega con arresto in flagranza di reato e carcere per chi blocca il traffico.

Stanchi di assistere passivamente all’inerzia dello Stato di fronte al disastro ambientale

Un elenco infinito. Un bollettino di guerra: la guerra di alcuni privati cittadini (e dello Stato) contro chi protesta pacificamente mediante la disobbedienza civile contro un problema gravissimo, che minaccia l’intero genere umano. La crisi climatica globale, dovuta al nostro modello di sviluppo (e all’abuso dei combustibili fossili da 250 anni), si sarebbe dovuto affrontarla mezzo secolo fa, quando gli scienziati di tutto il mondo iniziarono a divulgarne la notizia.

Due le soluzioni possibili: mitigazione delle temperature (col bando dei combustibili fossili) e adattamento di città e territori all’ormai inevitabile aumento massiccio della temperatura globale. Eppure, ancora nel 2025, praticamente nulla si fa, né in un senso né nell’altro.

Contestatori ignoranti? Tutt’altro

Tra chi protesta, universitari, vari laureati, e persino alcuni dottori di ricerca e qualche docente. Nelle scuole gli studenti più informati sull’argomento sono i pochi più consapevoli, perché studiano e prendono sul serio le materie di studio, non essendo vuoti e abulici come la maggioranza dei loro coetanei. Come rispondere alle loro domande? Come convincerli che in Italia il diritto d’opinione è garantito?

I docenti insegnano che la Costituzione tutela il diritto di manifestare il proprio pensiero, di esprimere le proprie idee, di ricevere informazioni e di esprimere opinioni diverse da quelle della maggioranza. Ma dov’è la coerenza con questo principio, se le proteste nonviolente degli attivisti ecologisti (che cercano di sollecitare l’opinione pubblica sui pericoli della crisi climatica) ottengono solo violenza e repressione? È giusto questo? È utile per convincerli che hanno torto (ammesso che ne abbiano)? È così che le istituzioni di uno Stato democratico si dimostrano coerenti con le proprie stesse leggi?

La norma “anti-Gandhi

Il recentissimo “Decreto Sicurezza” contiene persino una norma (definita “anti-Gandhi”) che considera illecito penale (cioè reato) il blocco stradale o ferroviario ottenuto mediante ostruzione attuata col proprio corpo fisico (ossia pacificamente): multa di € 300 e galera da tre mesi a sei anni. Pene ancor più dure per chi impedisca “un’opera pubblica o un’infrastruttura strategica”.

La Costituzione (art.17) sancisce: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica». Il primo comma dell’art. 21 rafforza il concetto: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

Criminalizzare la disobbedienza civile pacifica e nonviolenta?

Siamo certi che le nuove norme appena approvate siano coerenti col dettato costituzionale? Perché trattare da bandito e da eversore chi manifesti pacificamente il proprio pensiero? Si è forse deciso di di tornare indietro rispetto ai pilastri della civile convivenza democratica?

Sinceramente non sappiamo rispondere. Nel medesimo imbarazzo si trovano anche i docenti, quando cercano di infondere negli studenti la fiducia nelle istituzioni democratiche in presenza di notizie che non sembrano poter giustificare tale fiducia. E, se i giovani migliori perdono fiducia nello Stato e nelle sue istituzioni, non è un bene. Per nessuno.