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Autonomia e valutazione: Convegno nazionale UCIIM a Bergamo

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La città di Bergamo ha ospitato dal 21 al 23 marzo, il convegno nazionale dell’UCIIM (Unione Cattolica degli Insegnanti) sul tema: “Le istituzioni scolastiche fra autonomia e valutazione”. 
I positivi segni di attenzione da parte del Governo verso la scuola, per la prima volta tra le priorità dell’agenda politica del Paese, aprono nuovi sentieri verso un reale rinnovamento che scaturisce da un definito paradigma culturale di riferimento. 
La relazione del vice presidente UCIIM, prof. Giacomo Timpanaro sulle “ Politiche educative per il sistema di valutazione”, indirizza la valutazione, molecola con tanti atomi”, nella direzione del miglioramento, superando la concezione diffusa e comune della valutazione intesa come giudizio, punteggio, voto. 
Il sistema scolastico che si alimenta di un “personalismo comunitario trascendente” cerca la sua identità e la ritrova nell’ottica della qualità dei servizi che si perfezionano anche grazie a puntuali monitoraggi e interventi di miglioramento nei diversi settori dell’organizzazione scolastica. 
L’orientamento e la valutazione animano e danno vitalità e spessore all’azione educativa della scuola che promuove la formazione integrale della persona-cittadino che sviluppa e potenzia, attraverso lo studio, le sue competenze per metterle a frutto nel futuro professionale. 
Un attento e puntuale excursus storico sulla valutazione, è stato tracciato dal preside del Liceo classico “Paolo Sarpi” di Bergamo, Domenico Previtali. 
La valutazione appare come scoglio duro, traliccio ad alta tensione, pietra d’inciampo e causa di caduta di ministri, la parola “valutazione” risuona come uno scandalo quando investe i docenti e il sistema scolastico. 
Dalla prima conferenza nazionale sulla scuola del 1990, quando fu annunciato un “servizio nazionale di valutazione” e, il “governo della scuola attraverso l’autonomia”, ai successivi passaggi del regolamento dell’autonomia (1999) e quindi al “concorsone” che annunciava premialità e differenziazione tra i docenti, il fallimento del tentativo ha coperto con un velo nero la parola “valutazione” ed ogni volta che si tenta di scoprirla succedono eventi imprevisti e drammatici. 
Il primo decennio dell’anno Duemila ha segnato alcune tappe significative per la valutazione del sistema scolastico: dalla sperimentazione del Sidavis (2003) al monitoraggio Invalsi, alla sperimentazione “Valorizza” (2010) con il progetto “Valutazione per lo sviluppo della qualità” (2011) –PQM – prima rivolto ad alcune scuole pilota, poi esteso come “Valutazione e merito” e quindi ampliato con il progetto “Vales” articolato in tre annualità. 
Tutti questi strumenti e progetti, ancora in fase di sperimentazione, hanno avviato una nuova ottica di valutazione per il miglioramento del sistema scolastico. 
La lettura dei risultati delle prove Invalsi e il fascicolo “Scuola in chiaro” costituiscono, inoltre, strumenti utili per l’autovalutazione della scuola, inducendo ad operare scelte consapevoli e coerenti nell’ottica di Don Milani, che suggeriva: “Proponi uno scopo, ma che sia grande”. 
Occorre maturare nuove consapevolezze circa la valutazione formativa e il miglioramento dei processi a partire dal reclutamento dei docenti e dalla qualità dell’offerta formativa. 
Tutto l’apparato dell’autonomia scolastica ha bisogno di regole, di norme comuni, d’indirizzi e traguardi da conseguire e, quindi, occorrono nuove forme di coordinamento, di reti, di rappresentanza istituzionale, nonché un auspicabile “Consiglio nazionale delle scuole autonome”. 
Anche il Ministro Stefania Giannini, nelle sue dichiarazioni programmatiche, ha puntato sul miglioramento della qualità dei docenti, sulla premialità per i servizi aggiuntivi, così da poter garantire una progressione di carriera e quindi anche un incremento stipendiale. E’ giunto il momento di por fine alla difesa del minimo garantito per tutti e di valorizzare la qualità del lavoro. Una “scuola di qualità per tutti” è lo slogan del nuovo Ministro Stefania Giannini. 
L’autonomia scolastica che ha segnato in maniera marcata il primo decennio dell’anno duemila, sollecita sempre nuovi cambiamenti nella progettazione e nell’organizzazione della scuola, che dovrebbe essere più flessibile e attenta ai bisogni degli studenti. 
Nel suo intervento, il direttore generale dell’Invalsi, dott.ssa Lucrezia Stellacci, che ha seguito tutti i lavori del convegno nazionale, ha ben evidenziato la valenza di una nuova “sfida culturale” da vincere, anche grazie al supporto prezioso offerto dall’Invalsi che non ha come obiettivo la valutazione dei docenti, né tanto meno dei singoli studenti, bensì quello di “misurare” un Sistema secondo gli ordinamenti vigenti, in relazione agli ordinamenti, alle Indicazioni nazionali e alle Linee guida. 
Le prove Invalsi, spesso accolte con diffidenza e ostilità, non tendono a misurare le conoscenze specifiche dello studente, ma solo ad appurare se e in che misura questi sia riuscito a raggiungere le competenze richieste in relazione al livello di studio, alla classe di riferimento ed agli obiettivi di apprendimento. 
Sul tema dell’Invalsi sono intervenuti la ricercatrice dott.ssa Donatella Poliandri, la quale ha illustrato i diversi progetti sperimentali del sistema nazionale di valutazione, ed il dott. Roberto Ricci, dirigente di ricerca Invalsi, il quale ha dato puntuali indicazioni sui criteri di compilazione delle prove e sulle metodologie di lettura degli esiti che vengono consegnati alle scuole e che dovrebbero costituire la traccia da seguire per il percorso di miglioramento dell’istituzione scolastica. 
Le positive pratiche di addestramento alle prove che hanno coinvolto settemila docenti nei percorsi di formazione meritano attenzione e sviluppo, raccomandando di utilizzare, però, prodotti adeguati e corretti, non sempre presenti nell’editoria di settore. 
Sono intervenuti alla tavola rotonda, coordinata dalla presidente nazionale, Rosalba Candela, l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, On. Valentina Aprea, il direttore generale Invalsi, dott.ssa Lucrezia Stellacci, il dott. Giuseppe Bonelli dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia e la prof.ssa Giovanna Venturino, consigliere nazionale UCIIM. 
Le proposte innovative nel settore istruzione, realizzate in Lombardia, mettono in evidenza come, con il sostegno delle autonome locali, le scuole possono realizzare tanti servizi ed essere di alta qualità, stimolando le eccellenze e valorizzando i talenti dei singoli. 
Il patrimonio di dati che l’Invalsi offre alle scuole, avendo registrato gli esiti di 12.900 classi e di 590.000 studenti, offre una panoramica ampia per descrivere il graduale miglioramento delle prestazioni degli studenti, com’è avvenuto in Puglia, dove l’interazione tra Invalsi e scuola è stata operosa e vigile. 
Uno dei moniti che il convegno ha rilanciato è quello di “umanizzare la valutazione”privilegiando l’ottica del miglioramento e non della sanzione. 
“Agire la valutazione” significa leggere secondo la prospettiva gestionale, strategica e culturale, così da favorire una migliore comprensione non tanto della parte emergente dell’iceberg, quanto della massa sommersa che regge la parte visibile. 
Pensare ed agire in modo diverso in relazione ai risultati conseguiti significa modellare il progetto didattico alle esigenze degli alunni che restano al centro del sistema scolastico, cuore dell’educazione, che resta sempre “un fatto di cuore”. Il vero bene degli studenti orienta e guida tutte le scelte della scuola e unifica tutti i progetti del curricolo e dell’offerta formativa. 
Gli attuali esiti dei dati Invalsi non sono certamente consolanti, anche se, a macchia di leopardo, si registrano positivi segni di eccellenza, è necessario riflettere per promuovere una reale cultura della valutazione, che sarà vera “cultura” quando produrrà effettive modificazioni sul modo di pensare, di sentire e di agire nell’ottica dei “piani di miglioramento”, una tematica ampiamente trattata dal prof. Mario Castoldi dell’Università di Torino. 
Seguendo i 12 punti irrinunciabili del programma politico dell’UCIIM, ripresi anche dal Ministro Giannini nella presentazione del programma di governo al Senato, l’annunciata ”scuola di qualità per tutti”, potrà conseguire positivi successi se avvia i piccoli passi dei traguardi di “qualità per ciascuno”. La documentazione degli esiti e la guida al miglioramento ne sono i presupposti indispensabili.