
Bambini inginocchiati in una moschea durante una visita didattica. L’immagine, postata da una scuola dell’infanzia paritaria in provincia di Treviso, voleva raccontare un incontro di dialogo interreligioso. Ma sui social si è scatenata la polemica: per alcuni era un’occasione educativa, per altri un atto di “indottrinamento”.
La scuola ha raccontato con entusiasmo la visita: l’Imam ha spiegato i 5 pilastri dell’Islam, le insegnanti hanno indossato il velo, i bambini imitavano i compagni in ginocchio. Un’esperienza per capire e conoscere la religione di alcuni compagni di classe. Ma sui social piovono accuse: “Vergogna!”, “Indottrinamento!”, “I bambini non devono partecipare a riti religiosi!”. Anche esponenti politici si dividono: chi parla di “immagini agghiaccianti”, chi difende la libertà educativa. Ma c’è chi, come il presidente dell’UCOII, difende l’iniziativa: “È questo il compito della scuola: educare al rispetto e alla convivenza”.
La dirigente risponde alle polemiche: “Ma quale preghiera, è un’iniziativa di pace condivisa. Le famiglie sono d’accordo”
Intervista da Repubblica, la dirigente scolastica della scuola dell’infanzia risponde a tutte le polemiche: “Ma quale preghiera. I bambini stavano facendo un’esperienza per conoscere come si comportano in moschea i loro amichetti musulmani. Un’iniziativa di pace condivisa con tutte le famiglie che hanno dato il loro assenso“.
E continua: “L’iniziativa rientra nel progetto educativo della scuola, che riprende le linee guida nazionali, e tiene in considerazione la presenza di tante culture, di tante nazionalità e di tante religioni tra i bambini della scuola stessa. Noi crediamo che per accompagnare i bambini nel loro percorso di crescita sia importante che conoscano tutte le realtà che li circondano, lo facciamo ad esempio con le tradizioni locali o con il cibo”.
“La nostra è una paritaria parrocchiale di ispirazione cristiana ricca di segni e azioni tipicamente cristiane ma frequentata consapevolmente sia da bambini cristiani, che di altre religioni – ha aggiunto la dirigente. Siamo molto attenti nei confronti della molteplicità culturale e religiosa che caratterizza il nostro territorio, un territorio tra l’altro di grande integrazione. Così come in occasione della Quaresima, del Natale, delle messe i bimbi musulmani osservano cosa facciamo, abbiamo voluto far conoscere ai bimbi cristiani come e dove pregano i loro amichetti”.
E per quanto riguarda la foto circolata sul web che vede i bambini in ginocchio, spiega: “Non stavano affatto pregando in direzione La Mecca. Hanno solo ripetuto il gesto mostrato dall’Imam, facendo esperienza diretta e mimando per qualche istante l’azione dei loro compagni, provando a capire e sentire quello che sente un loro amico quando si mette in quella posizione all’interno del Centro culturale. D’altronde i bambini musulmani che frequentano la nostra scuola conoscono e assistono ogni giorno al segno della croce prima dei pasti, il gesto più semplice e quotidiano delle nostre tradizioni”. Alla fine, inoltre, è stata fatta una preghiera dedicata agli altri bambini del mondo e alla pace ognuno con le sue modalità. A nessuno bambino è stato chiesto di scegliere quale Dio pregare.
La gita, come spiegano dalla scuola, era stata comunicata preventivamente alle famiglie, che avevano dato il loro consenso informato. “Ogni iniziativa viene condivisa con i genitori e, anche in questo caso, c’è stata piena collaborazione. All’interno della scuola non si sono verificate proteste né malumori”.
Nonostante le polemiche, l’istituto non intende fare marcia indietro. “Continueremo a proporre iniziative di dialogo e scambio culturale, nel rispetto di tutte le sensibilità. Crediamo che esperienze come questa siano fondamentali per educare all’apertura, al rispetto e alla convivenza. I bambini vanno accompagnati nella costruzione di un futuro di pace”.
Nel frattempo, l’Ufficio scolastico regionale del Veneto, su incarico del Ministero dell’Istruzione, ha avviato accertamenti sull’episodio. La risposta della scuola è serena: “Abbiamo accolto la notizia con tranquillità. Stiamo preparando una relazione dettagliata sulle attività svolte, che abbiamo deciso di redigere spontaneamente”.