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Bianchi: ridefinire la disciplina sul dimensionamento degli istituti [RIVEDI LA DIRETTA]

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Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, al Question Time alla Camera risponde a una interrogazione sulle iniziative per destinare maggiori risorse al sistema di istruzione, al fine di risolvere il problema della chiusura dei plessi scolastici nei piccoli comuni. A proporre l’interrogazione Daniela Ruffino (Gruppo Misto-Cambiamo!-PP), che lancia un appello al Ministro affinché non si perda neanche una sola classe a causa del dimensionamento, o si mette in ginocchio l’intera comunità.

“Sono d’accordo. Bisogna investire sugli ambienti di apprendimento, rivedendo il dimensionamento delle scuole, specie nelle aree più fragili.” Lo afferma il Ministro Bianchi.

E aggiunge: “Sul documento prodotto dalla task force per la riapertura delle scuole a settembre scorso, i parametri da assumersi per definire il dimensionamento devono fare riferimento alla popolazione scolastica del territorio regionale, non della singola scuola, così da consentire alla Regione di mantenere in vita istituti anche con popolazione ridotta.”

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Il testo integrale dell’intervento del Ministro

Grazie Onorevole Ruffino, per avere richiamato l’attenzione del governo su un tema che mi è molto caro.

Per l’ottimale impiego delle risorse professionali e strumentali, gli istituti scolastici acquisiscono o mantengono la personalità giuridica se hanno, di norma, una popolazione, consolidata e prevedibilmente stabile. Questa previsione risale alla riforma che introdusse alla fine degli anni Novanta l’autonomia scolastica, le ricordo l’articolo 21 della legge 59 del ‘97. Il numero degli alunni – secondo il decreto-legge n. 98/2011 viene fissato in un minimo di 600, ridotto a 400 nei comuni montani, le piccole isole, le aree caratterizzate da specificità linguistiche.

Quanto al rapporto tra il livello statale e quello regionale, da Lei giustamente richiamato, ricordo che il dimensionamento scolastico è materia di “competenza concorrente”, così come ribadito dalla Corte costituzionale.

Nondimeno, io sono totalmente d’accordo con Lei che bisogna investire sulla qualità degli ambienti di apprendimento e sulla loro apertura al territorio, rivedendo da subito e in forma permanente il tema del dimensionamento delle scuole e della rete scolastica territoriale, specialmente nelle aree più fragili e a rischio come quelle da Lei richiamate dalla Sua interrogazione.

Ricordo come il tema del dimensionamento scolastico sia all’attenzione del Ministro e del Ministero e abbia trovato una prima risposta nella Legge di bilancio per il 2021 che ha ridotto, per l’a.s. 2021/2022, da 600 a 500 il numero minimo di alunni necessario perché le scuole possano essere autonome e ha ridotto questo livello a 300 per le aree montane e le piccole isole.

Per fronteggiare le straordinarie conseguenze della pandemia, come pure il progressivo calo demografico che raggiunge, come ha detto Lei, punte nelle zone montane assolutamente insostenibili se vogliamo evitare la desertificazione, dobbiamo quindi trovare un modo organico per ridefinire la disciplina sul dimensionamento, cosa su cui stiamo ragionando. Personalmente devo dirle che io affrontai già questo tema l’anno scorso quando presiedevo il comitato degli esperti. In quel documento, che oggi è disponibile, io ricordo che i “parametri” da assumersi per individuare le istituzioni scolastiche autonome debbono fare riferimento alla popolazione scolastica del territorio regionale, non della singola scuola. Così da consentire alle Regioni di valutare, in relazione alle specifiche esigenze territoriali, la possibilità di mantenere istituzioni scolastiche anche con criteri numerici di popolazione scolastica ridotta.

Quanto alla Regione Piemonte, l’impegno dell’Ufficio Scolastico Regionale è massimo, glielo posso garantire, per assicurare il servizio scolastico anche nelle piccole realtà, autorizzando classi in deroga ai parametri dimensionali e promuovendo collaborazioni con tutti gli attori territoriali. Per quanto riguarda il modo, noi abbiamo già assegnato all’Ufficio Scolastico della Regione un milione per i Patti educativi di comunità. Però, sono d’accordo con Lei, va affrontato partendo da lì.

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